Poste, come una famiglia, il nostro impegno per il Paese nelle parole di un bambino
Il Responsabile del CD Claudio Tarallo con la portalettere Silvia e il piccolo Fabio

Fabio, un bambino di 12 anni, ha voluto scrivere a Poste, all’azienda della sua mamma che è anche la sua azienda. Perché Poste non è un luogo di lavoro come gli altri, è una comunità. Un universo professionale di passione e talenti unito da un grande spirito di servizio pubblico e sociale. La lettera che il bambino  ha inviato a Poste tramite la madre Silvia è un messaggio universale. Un bimbo che sta osservando una realtà che comprende bene essere drammatica e dirompente non solo nella vita degli adulti ma – in egual maniera – nella sua. Ha capito, però, che il ruolo della mamma non è soltanto un impiego: è una missione al servizio dell’Italia, anche in un momento così difficile. Tutti al Borgo Nuovo di Settimo Torinese conoscono la loro portalettere Silvia, tutti la salutano, tutti le parlano e chiedono informazioni. E anche se la tv dice continuamente che non si deve uscire di casa, ogni giorno la sua mamma mette la divisa, la borsa sulle spalle e va a compiere il suo lavoro. C’è una certezza tra le righe della lettera del bambino: Poste farà di tutto per proteggere sua madre e permetterle di svolgere quel servizio che anche un bambino comprende essere essenziale in un momento così drammatico. Alla fine della pandemia – idea di Fabio – ci stringeremo in una bella festa scacciaguai. E sarà la festa più bella. Ecco la lettera di Fabio.

“Orgoglioso della mia mamma”

Ciao Capo della mia Mamma, mi chiamo Fabio e sono il figlio di Silvia, una portalettere di Settimo Torinese… o meglio la portalettere del Borgo Nuovo. La mia Mamma, infatti, conosce ed è conosciuta da un sacco di persone nel quartiere dove lavora e dove abitiamo. Andare in giro con lei, vuol dire salutare e parlare con tutti quelli che incontriamo Ogni volta le devo dire “Ma basta Mamma! Conosci tutti tu!!”. Ma questo mi rende anche molto orgoglioso.

Le persone hanno bisogno di lei

Però l’anno scorso, durante il lockdown, mentre io, mia sorella e mio papà eravamo chiusi in casa, avrei voluto che lei facesse un altro lavoro. Una sera, infatti, mentre eravamo nel lettone insieme, gliel’ho detto, perché così poteva rimanere a casa con noi. Ma lei mi ha rassicurato, dicendomi che sarebbe andato tutto bene. Che le persone, soprattutto in un momento così difficile, avranno e hanno bisogno di lei. L’aspettavano sui balconi o nei giardini, non solo per ricevere la posta, pacchi e multe comprese, ma soprattutto per scambiare due chiacchiere. Eh sì, la mia Mamma è proprio un’Eroina!! Non solo per quello che fa, ma come per come lo fa. Da quando è iniziata questa maledetta pandemia, non ha mai saltato un giorno di lavoro. E con lei un nutrito gruppo di Eroi che con guanti, disinfettanti e mascherine cerca sempre di stare attento e di stare attento a fare bene il proprio lavoro.

“Faremo una bella festa”

Però, Capo della mia Mamma, te lo devo dire… io non sono mai tranquillo e anche se fai di tutto per proteggerla, ti consiglio di farlo sempre e per bene, perché se lei si dovesse ammalare, poi ci devi andare tu a consegnare la posta, ed io sarei molto triste e arrabbiato!! Capo della mia Mamma, quindi stavo pensando una cosa… Quando passa questo brutto periodo, che ne dici di fare una bella festa? Io la fari con tutti gli eroi di Poste e con tutte le loro famiglie, perché siamo tutti veramente stufi e preoccupati. Ti ringrazio tanto, Capo della mia Mamma, e spero che tu mi voglia ascoltare… GRAZIE!!