Lettere nella storia: Aristotele e il governo del mondo

“Lettera ad Alessandro sul governo del mondo”, attribuita per lo più ad Aristotele, rivela che l’aspirazione a una società più giusta e solidale è un sogno antico tuttora incompiuto, ma apre il cuore alla speranza. Con l’uomo disperato la speranza muore e finisce la storia. Rispetto ad altri trattati di politica del filosofo di Stagira, considerato –con Platone – sommo maestro del pensiero occidentale, il breve testo conosciuto molto tardi in Occidente si rivela in linea con l’aspirazione di pace universale che attraversa l’umana avventura. Il disegno di una società armoniosa, guidata verso il bene da un principe saggio che si gloria operando per la giustizia e la pace, è talmente bello che – secondo il filosofo – non bisogna mai rinunciarvi. Ogni politica e ogni governante senza riferimento etico – ammonisce Aristotele – renderanno arduo se non impossibile un mondo più giusto e felice.

Governare con giustizia

“Sappi – scrive ad Alessandro, padrone del più esteso impero fino allora conosciuto – che nelle città ove si sono introdotte la fragilità e la corruzione, queste vi sono arrivate grazie alla depravazione dei prìncipi e dei governanti; essi, infatti, hanno anteposto l’usurpazione dei vantaggi personali alla cura dello Stato e all’ordinamento delle leggi delle città, si sono dedicati con cura ad accelerare i piaceri e le sfrenatezze e hanno trascurato il governo delle città, le cui vestigia restano sulla terra attraverso ogni epoca”. Se il pensare di governare con giustizia addirittura il mondo al tempo di Alessandro apparisse un poco megalomane, l’obiettivo di un’autorità democratica mondiale nell’era della globalizzazione e della tecnologia informatica va configurandosi come necessità. Le Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza, il G7 e il G20 sono formule che segnano la tendenza verso l’esito di un’autorità mondiale già auspicata da papa Giovanni XXIII sessanta anni fa. E lo stesso scenario di fraternità proposto da Francesco per arginare la fragilità umana evidenziata dalla pandemia presuppone un’autorità mondiale della solidarietà. Scenari futuri di pace perpetua richiedono governi adeguati della globalizzazione economica, tecnologica e valoriale. Ci sono elementi propri dell’umano presenti in ogni età della storia. E per questo vari passaggi inapplicati dell’antica Lettera aristotelica sul governo del mondo mantengono piena attualità.

Pace come obiettivo delle leggi

“Agli uomini – rileva lo scritto – servono leggi soprattutto quando godono della tranquillità e della pace. Anche in tempo di pace accadono molti eventi imprevedibili, e allora gli uomini sono inerti e trascurano i loro interessi. Proprio in questa condizione servono al popolo l’istruzione e la legge. La legge non diventa veramente legge se la vita non le conferma. Gli uomini vivono secondo la legge se è loro proposto un principe che li conduca alla legge. Ma questo non può accadere se costui non possiede il principato legittimamente, non già in seguito alla guerra civile o all’ingiusta tirannide”. La pace resta l’obiettivo principale delle leggi, ma occorre che chi comanda “possieda l’amore e l’ammirazione da parte del popolo” che deriva dalla vita virtuosa dei governanti. La giustizia e la clemenza sono le caratteristiche del buon principe e “fare il bene è sempre meglio che fare il male”.

Il sogno della felicità

La lettera si conclude con l’invito a non abbandonare il sogno di felicità e di pace. “Felice è colui che vedrà lo splendore di questo giorno, quando gli uomini vorranno costituire un solo potere e un solo governo. Cesseranno allora le guerre e la discordia e gli uomini dedicheranno se stessi a quanto promuove il benessere loro e quello delle loro città e dei loro territori… Vorrei vivere ancora per vedere quest’epoca, se non tutta almeno una sua parte. Ma se la mia età avanzata e la lunghezza della mia vita passata rende questo desiderio irrealizzabile, mi auguro che i miei amici e fratelli possano vederla; se essi non otterranno questo privilegio, mi auguro che i loro discendenti possano vederla”. Forse neppure a noi capiterà di vederla, ma se ciascuno farà la propria parte, quel traguardo sarà più vicino.