Caro bollette: La Bussola del Risparmio del TG Poste aiuta a fare i conti

Il caro bollette è alle porte. Un allarme lanciato nelle scorse settimane anche dal ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani che ha parlato di una possibile crescita fino al 40%. L’aumento del costo delle materie prime ha fatto storcere il naso alle banche che temono un aumento dei tassi di interesse. Il TG Poste ha approfondito l’argomento nell’ambito della Bussola del Risparmio insieme a Eletta Savarino, referente analisi economiche Bancoposta Fondi SGR.

Come affrontare la “tempesta perfetta”

Secondo l’esperta è in atto una sorta di “tempesta perfetta” del caro bollette, una serie di elementi concomitanti starebbe spingendo in alto i prezzi dei beni energetici: un inverno più lungo del previsto, il vento che non soffia al largo del Regno Unito, dove si produce gran parte dell’energia eolica europea e poi le questioni geopolitiche, in primis quelle in Russia, che condizionano la consegna del gas in Europa. A questo, secondo Savarino, si aggiungono la ripresa economica, che fa crescere la richiesta di energia e il processo verso la transizione verde che sta mettendo in luce i limiti su energie rinnovabili e progresso tecnologico: “Il Governo è già intervenuto calmierando i prezzi – spiega Savarino – ma l’impatto sulle famiglie più povere è forte e quindi serve un intervento strutturale per salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie, per esempio scorporando dalle bollette gli oneri di sistema o redistribuendo i proventi della lotta al cambiamento climatico”.

La Federal Reserve pronta a rialzare i tassi

Savarese si è poi soffermata sull’aumento dei tassi di interesse e sull’inflazione, partendo dall’annuncio della Federal Reserve (la banca centrale americana) della prossima riduzione del piano di acquisto di titoli che era stato avviato a dicembre per via del Covid, a fronte delle previsioni al rialzo del Pil a medio termine. Nonostante i dati positivi sull’occupazione e la crescita dell’inflazione, spiega l’esperta, la Fed è spinta verso l’aumento dei tassi di interesse perché la ripresa occupazionale non è giudicata sufficientemente uniforme per raggiungere l’obiettivo desiderato che è quello della piena occupazione. Una parte del board della Federal Reserve è pronta all’aumento dei tassi già nel 2022, cioè molto in anticipo rispetto alle previsioni.

Una differente inflazione fra Europa ed Usa

Un quadro che per adesso, secondo Savarese, non dovrebbe preoccupare più di tanto l’Europa, poiché BCE e Fed si differenziano per il tipo diverso di inflazione. Negli Usa è principalmente dovuta a fattori interni, fra i quali la carenza di manodopera in alcuni settori che ha portato anche ad aumenti salariali. A livello europeo invece, i fattori sono soprattutto esterni, in particolare appunto il prezzo delle materie prime, particolarmente il petrolio: “Questo fa sì – conclude Savarese – che anche l’inflazione a medio termine sia vista ancora come più bassa rispetto al target della BCE. Questo, insieme alla politica di acquisto dei titoli, contribuisce ancora a tenere distante dall’inizio di un ciclo di aumento dei tassi rispetto alla Fed”.

Qui il servizio del TG Poste