Italiani risparmiatori ma sempre più propensi ad investire

Cresce la quota di risparmiatori italiani disposta a investire e a destinare maggiore liquidità verso prodotti finanziari più dinamici, in un contesto in cui, però, l’attenzione al risparmio in funzione “anti-imprevisti” resta sempre molto alta. Più della metà degli italiani è riuscita, infatti, a risparmiare negli ultimi 12 mesi senza troppe rinunce, sebbene questa percentuale sia in lieve calo rispetto allo scorso anno, complice anche la ripresa dei consumi. Si rafforza, inoltre, la convinzione che il risparmio privato sia funzionale alla crescita e allo sviluppo del Paese: per il 79% degli italiani, i cittadini e le istituzioni devono fare squadra e giocare la stessa partita. Queste le principali evidenze emerse dalla 21ª edizione dell’indagine “Gli Italiani e il Risparmio”, realizzata dall’Acri – Associazione che rappresenta collettivamente le Fondazioni di origine bancaria e le Casse di Risparmio – in collaborazione con l’Istituto di ricerca Ipsos, con l’obiettivo di delineare i cambiamenti di comportamenti, atteggiamenti, propensioni degli Italiani verso il risparmio, il consumo e gli investimenti. Di seguito i dati più rilevanti e utili emersi dall’indagine, per comprendere l’approccio degli italiani in termini di risparmio e investimenti, in un contesto in cui il senso di incertezza determinato dalla pandemia inizia a lasciare spazio a una maggiore fiducia nella ripresa.

Risparmi e consumi: principali evidenze

Anche in tempi di crisi, il risparmio si conferma una delle poche certezze del nostro Paese: rimane, infatti, molto alta la percentuale di italiani che sono riusciti ad accumulare risparmi negli ultimi 12 mesi e che lo hanno fatto con tranquillità (45%) guardando soprattutto al futuro. Al contempo, però, è tornato a risalire, rispetto al 2020, il numero di famiglie che ha fatto ricorso a risorse proprie o a prestiti (19% contro un 16% nel 2020), descrivendo quindi una situazione meno rosea che ha portato ad associare il risparmio anche ad un senso di sacrificio. Il ritorno ad uno stile di vita più simile al passato, caratterizzato da una ripresa dei consumi e in particolare dei beni di prima necessità, che distolgono le risorse familiari dal risparmio, induce un terzo degli italiani (33%) a vivere il risparmio con meno serenità, analogamente a quanto osservato nel 2019 in tempi pre-Covid (34%). Si conferma, quindi, una certa polarizzazione: se le famiglie in difficoltà sono stabili (18%), si riducono quelle che sono riuscite a risparmiare e prevedono di risparmiare nei prossimi 12 mesi (35% rispetto al 41% nel 2020), lasciando spazio a famiglie che si trovano in una situazione intermedia, un po’ in bilico.

Ancora tanta liquidità nei portafogli, ma cresce la propensione ad investire

La preferenza per la liquidità continua ad attrarre oltre il 60% degli italiani, anche se il dato è in calo rispetto allo scorso anno (63% nel 2020) e si iniziano a intravedere i primi segnali di un maggiore interesse verso forme di investimento che guadagnano il 37% delle risposte a fronte del 35% del 2020, facendo maturare negli italiani la convinzione che sia meglio investire il proprio risparmio nel lungo termine, seppur questo orientamento riguardi una parte minoritaria dei propri risparmi (28% contro il 9%). Interessante osservare una maggiore propensione verso strumenti finanziari più dinamici (14% rispetto al 9% nel 2020), per quanto sia sempre la scelta di una porzione residuale della popolazione, che invece prevalentemente continua a vedere nel mattone la scelta più sicura (32%). La preferenza verso strumenti finanziari con profilo di rischio-rendimento più elevato, a discapito di liquidità ed investimenti finanziari ritenuti sicuri, è ancora più evidente tra coloro che negli ultimi 12 mesi sono effettivamente riusciti a risparmiare: ben il 21% di chi ha accantonato risparmi nel 2021, infatti, preferirebbe investire in strumenti finanziari più a rischio, in confronto ad appena il 13% registrato nel 2020. Tale maggiore propensione verso gli investimenti maggiormente esposti al rischio è frutto sia dei più alti rendimenti, sia della convinzione che il risparmio – e quindi il risparmiatore – sia sempre più adeguatamente tutelato da normativa, procedure e controlli.

Conclusioni

Nel complesso, le evidenze del rapporto Acri-Ipsos sono abbastanza confortanti, pur mostrando un quadro in cui è sempre la componente del risparmio “troppo liquido” a farla da padrona. La ritrovata propensione degli italiani verso la ricerca di rendimento ed investimenti più dinamici a medio-lungo termine deriva dalla combinazione di diversi fattori, quali il rischio di inflazione, tassi bassi e paventata tassazione sugli immobili per scopi di investimento, che rendono le forme di impiego tradizionali meno appetibili rispetto al passato. I dati rilevati dall’indagine confermano il ruolo centrale dell’investimento per rilanciare la crescita economica e lo sviluppo sociale e civile del Paese. Infatti, in uno scenario come quello attuale, caratterizzato da mercati finanziari incerti e da tassi di interesse ancora molto bassi, i risparmiatori sembrano aver iniziato a capire che gli investimenti focalizzati sull’economia reale rappresentano una interessante opportunità di diversificazione e, con l’aiuto del proprio consulente finanziario, hanno cominciato una ricomposizione del proprio portafoglio puntando su asset class con maggiori potenzialità di rendimento e più efficaci per il benessere economico del Paese.