La figura del portalettere ha sempre avuto un posto speciale nell’immaginario collettivo, anche in un piccolo borgo. È un punto di riferimento e anche durante la pandemia, per tanti, è stato il contatto con l’esterno. Una figura centrale, che pur evolvendosi di pari passo con l’Azienda, è riuscita a conservare, soprattutto in alcune specifiche e peculiari realtà, determinate caratteristiche di vicinanza ai cittadini. Latina Oggi racconta la storia di un portalettere di provincia, Nicola Fracchiolla.
Come in famiglia, da subito nel borgo
Fracchiolla, 38 anni e un diploma di Istituto Tecnico commerciale in tasca, lavora a Rocca Massima dove consegna la posta facendo base a Cisterna di Latina. Entrato in Poste Italiane nel 2016 come portalettere a tempo determinato, è stato confermato nell’organico aziendale a tempo indeterminato a settembre 2019 con destinazione il comune pontino, da dove ogni mattina smista la corrispondenza che poi, a bordo della sua Panda, consegna nel paese dei Monti Lepini. Al quotidiano, Fracchiolla racconta il rapporto con la gente: “Quando sono arrivato a Rocca Massima in pieno inverno, ho trovato della gente meravigliosa, una realtà molto diversa da quella cui si è abituati nella città. Mi sono sentito subito accolto come in una grande famiglia anche se il primo giorno di lavoro non nascondo di essermi spaventato. Il motivo è che qui gran parte della corrispondenza arriva senza i numeri civici e quindi si è costretti a consegnare per conoscenza, magari è il fratello del cugino del nonno della famiglia tal de tali”.
L’aiuto fondamentale di “zia Nadia”
Ma la collaborazione fra colleghi di Poste Italiane è venuta in soccorso del giovane portalettere: “Una collega eccezionale, zia Nadia, punto di riferimento per tutti i colleghi del Centro, mi ha dato un paio di mappe dettagliate della zona che aveva realizzato lei stessa anni prima. Mi ha illuminato. Grazie a lei sono riuscito a lavorare sin dal primo giorno (…) ho cominciato a innamorarmi dei luoghi e delle persone. E anche degli animali, visto che man mano che salivo verso Rocca Massima incontravo solo cavalli, cani, galline, caprette”.
Il rapporto con la gente
La relazione che si instaura fra il portalettere e i cittadini è uno dei punti chiave di questo ruolo in Poste Italiane. Fracchiolla racconta un aneddoto: “Sempre i primi giorni di lavoro, stavo andando a consegnare un pacco in una stradina sterrata che era piena di fango e sono rimasto impantanato. Una signora che passava di lì si è fermata e in un attimo ha chiamato il figlio, e lui con i suoi amici in pochissimo tempo sono intervenuti e con un trattorino mi hanno tirato fuori dalla buca”. Consegnare la posta nei piccoli paesi significa anche fare un viaggio fra gli odori, i profumi e i sapori che arrivano dalle case: “Incontri la gente al bar e tutti ti vorrebbero offrire qualcosa – spiega – ti fanno sentire parte della comunità. Anch’io mi sono affezionato a loro, quando vedono che sono in difficoltà mi fermano, mi aiutano, mi accompagnano al civico del destinatario che magari ancora non ho conosciuto. È questa la dimensione del mio lavoro che mi dà più soddisfazione: con il passare del tempo, quando prendi confidenza con le persone, si diventa una specie di confessore, una sorta di psicologo, perché comunque nei piccoli borghi hai sempre a che fare con persone anziane che ti aspettano per fare anche due chiacchiere”.
Non solo corrispondenza: anche sorrisi ed amicizia
Fra le storie che racconta c’è quella di aver ritardato la consegna della patente ad un anziano che non era in casa “per potergli regalare un sorriso”, quella del referto ospedaliero consegnato ad una donna cercata per mezza giornata oppure quella che lo vedere passare da un anziano che vive solo unicamente per fare due chiacchiere con lui: “Mi aspetta per salutarmi ogni volta che arrivo in paese – dice – Questa estate mi faceva trovare della frutta del suo albero che metteva in frigo e quando passavo a salutarlo mi costringeva a fermarmi per mangiarne qualcuna insieme a lui”. Consegnare la corrispondenza in un Paese vuol dire anche compiere piccoli gesti importanti: “Se non trovo le persone a casa le chiamo al telefono, ormai ho i numeri di quasi tutti o almeno di uno per famiglia. Cerco di accontentare tutti, anche quando non riescono a scendere le scale per il mal di schiena. Glielo dico, non si preoccupi salgo io. È una cosa che mi viene dal cuore non riesco a mandare indietro nulla”, racconta Fracchiolla.
Il sindaco: “Per noi è come un nipote”
Anche Mario Lucarelli, sindaco di Rocca Massima, conferma il rapporto: “Non mi stupisce che tra gli abitanti, in particolare quelli più anziani, e il nostro portalettere si sia instaurato un rapporto del genere: molti non guidano, spesso hanno difficoltà a camminare e quando si trovano davanti una persona così disponibile, di cuore, si sentono in dovere di ricambiare. Immagino che gli portino le uova, i prodotti dei campi. Lo sentono come un membro della famiglia. Il borgo lo sente parte integrata e lo ringrazia come sa fare perché lo sa bene che a volte fa decisamente più di quello che il suo lavoro prevede”.