Il 27 gennaio 1945, nel corso dell’offensiva Vistola–Oder, le truppe dell’Armata Rossa, procedendo verso la Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Una liberazione che rappresentò lo scoperchiamento del vaso di Pandora, poiché il mondo intero poté rendersi conto di che tipo di crimini e aberrazioni erano stati commessi in quei luoghi, contro la popolazione ebraica e contro l’umanità, da parte del regime nazionalsocialista. La ricorrenza del Giorno della Memoria è stata scelta dall’Assemblea Generale della Nazioni Unite per commemorare le vittime dell’Olocausto.
L’orrore negli occhi
Una giornata mai banale e da non dare in alcun modo per scontata, come ha commentato recentemente la senatrice Liliana Segre, testimone diretta degli orrori del nazifascismo e delle leggi razziali: “Il pericolo dell’oblio c’è sempre e sono convinta di quello che dico. Le iniziative che possono venire da una vecchia come me a volte sono noiose per gli altri, questo lo capisco perfettamente; so cosa dice la gente della Giornata della Memoria. La gente già da anni dice, ‘Ma basta con questi ebrei, che cosa noiosa’. Eppure, quando uno invece ha visto con i suoi occhi quell’orrore e sa che ormai ne può parlare solo con poche o pochissime persone, allora non è mai contento ed è più noioso degli altri”.
Il rischio dell’oblio
Un rischio quello dell’oblio che, si legge nelle parole di Segre, tra qualche anno potrebbe relegare la Shoah a qualche riga sui libri di storia; oggettivamente, un pericolo che l’umanità intera non può in alcun modo permettersi di correre.