Lettere nella storia: il segreto del Natale e l’umanità di Gesù

Si deve a una lettera il primo annuncio scritto della storia del Natale di Gesù Cristo. E anche la prima riflessione sul senso di questo evento nell’insieme della fede cristiana e, per riflesso, della cultura moderna e contemporanea. Il passo più antico del Nuovo Testamento relativo alla nascita di Gesù si trova, infatti, nella Lettera dell’apostolo Paolo ai Galati, collocata secondo gli esperti biblisti tra il 56 e il 58 dopo Cristo. “Quando venne la pienezza del tempo – si legge nel capitolo quattro dell’epistola – Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, perché noi ricevessimo l’adozione a figli”.

Una realtà essenziale

La Civiltà Cattolica, tra le riviste di cultura religiosa più importanti al mondo, in dialogo con le scienze contemporanee, nel quaderno del dicembre 2021 commenta in questo modo il passo più alto della Lettera ai cristiani della provincia romana di Galazia, nell’odierna Turchia: “Ecco il Natale secondo Paolo. L’Apostolo non parla di grotta, di mangiatoia, di presepe, di angeli, di pastori; non fa il nome di Maria e non nomina nemmeno Giuseppe. Non c’è Betlemme, non è menzionato l’albergo in cui non c’era posto; mancano Erode, i dottori della Legge e i magi. Eppure c’è l’essenziale: la nascita del Salvatore nella carne per la nostra salvezza”. Vedere così la realtà della nascita di Gesù significa sottolineare le due paroline fulcro del ragionamento di Paolo: “nato da donna”. Un inciso che strappa Gesù dalle leggende: la nascita da una donna gli riconosce la concretezza di una cittadinanza comune a ogni persona che viene al mondo. Per nulla scontato se applicato a Gesù Cristo e se considerato alla luce piuttosto superficiale e manipolatoria con cui oggi si riflette e discute delle donne mobilitate nell’affermare la loro pari dignità di persone con gli uomini, rivendicando di conseguenza tutto ciò che sul piano pratico e quotidiano comporta il principio della pari dignità.

La lettera della gelosia

Da una donna è nato l’Emmanuele, il Dio con noi, che condivide in tutto “tranne il peccato” la condizione umana. Una storia che è “un insieme di miserie e di fallimenti, intrisi di egoismo e di peccato; eppure il Signore Gesù se ne fa carico, la prende su di sé, la fa propria, la ama e, amandola, la salva. Perché si redime solo ciò che si ama davvero. Così la notte e il buio della storia e dell’uomo si fanno luce, e diventano Notte Santa”. Commentando la Lettera ai Galati, una donna acuta biblista la definisce “la lettera della gelosia” che ci aiuta a farci intendere il Dio dell’alleanza, sempre fedele all’uomo e chiede altrettanta fedeltà a colui che lo ha scelto solo per amore, come avviene per una donna amata, cercata solo per amore e mai utilizzata. Quella di Paolo ai Galati è una lettera intrisa di forza e tensione come pochi altri testi del Nuovo Testamento, poiché tratta un punto centrale della venuta di Gesù al mondo che va compresa come il punto rivelatrice di tutto ciò che accade nella sua storia di “nato da donna”. Una fedeltà assoluta di Dio al suo piano di amore verso l’umanità.

Rivoluzione culturale

La narrazione di questo amore che l’apostolo vede stravolto dai Galati che si sono lasciati sedurre da un vangelo diverso portato loro da intrusi. Ma il Gesù vero è solo quello predicato da Paolo, centrato sul Gesù, non fantasma o inventato e, invece, “nato da donna” la notte di Natale, all’origine di una speranza nuova per l’umanità intera. L’incredibile certezza di Paolo non riposa su fantasmi poiché Gesù, figlio di Dio, si fa storia in quanto “nato da donna, nato sotto la legge” per inaugurare il tempo in cui, per ogni donna e uomo che viene al mondo esiste la possibilità di scegliere – volendo – la sequela di Gesù.  Il Vangelo che Paolo annuncia in questa lettera “porta una vera rivoluzione culturale non solo religiosa, da cui si svilupperà la cultura cristiana. Per questo – spiega Rosanna Virgili, commentatrice esperta dei testi di Paolo – la Lettera ai Galati costituisce la base di un vangelo che è scritto per tutte le comunità che volessero farsi cristiane”. Non c’è un altro Vangelo – avverte l’epistola dell’apostolo – se non quello di Gesù, “nato da donna” e tramite l’incarnazione entrato nella storia umana.