Nella storia dei dipendenti di Poste Italiane si ritrova la storia del nostro Paese. In “Ricordi di Poste”, raccogliamo le testimonianze degli ex dipendenti che scrivono alla redazione e che, attraverso i loro racconti, contribuiscono a mantenere vivo il legame tra le generazioni.
Sono Eleonora Caravaggi, figlia di Ezio, classe 1936 e orgoglioso portalettere per più di 30 anni, dal 1955 al 1982. Ezio ricorda la sua vita passata con dovizia di particolari, e nel raccontare la sua mente ripercorre uffici, colleghi e famiglie con una dolcezza infinita, come se fossero persone viste “ieri”. So che tutto iniziò nel lontano 1955 nell’ufficio di Settebagni e lui, non ancora sposato, portava la posta lungo la via Salaria, Castel Giubileo e Borgata Fidene, zone che solo successivamente furono divise in 11 quartieri. Era accompagnato dalla sua bicicletta e portava sempre due borse piene di posta, e non terminava “il giro” se non finiva di consegnarla tutta: sole, notte, vento o pioggia ci fossero. Anzi! C’erano i padroni di una fiaschetteria dove si fermava per mangiare qualcosa per pranzo, che gli davano calzini asciutti quando entrava zuppo di pioggia. Le famiglie le conosceva tutte e non solo per nome e cognome, ma di tante era come una persona di casa, con cui sfogarsi, a cui confidare segreti o notizie importanti, belle o brutte che fossero. E i colleghi erano un punto di riferimento per lui, come lui per loro. Ecco, Poste Italiane è stata una famiglia per lui e per mia madre, sua moglie adorata, che conosceva “morte e miracoli” anche lei di tutti, senza conoscerne tanti in modo vero e proprio.