Roma, 5 mar – La Cina ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita, al termine di un anno, il 2018, in cui il Pil ha segnato l’espansione più moderata da quasi 30 anni a questa parte. Che per gli elevati standard di crescita cinesi significa un più 6,6 per cento del Pil. Bisogna prepararsi a “una sfida difficile”, ha avvertito il premier Li Keqiang intervenendo all’apertura dell’anno parlamentare: il Paese si trova ad affrontare “un contesto serio e più complicato”. E anche per questo ha annunciato un taglio dell’Iva su alcuni voci chiave.

Il dato sul Pil 2018 si è attestato a livelli in linea con le attese ed è il valore più contenuto dal 1990. E Pechino si prepara a altre moderazioni, dato che la crescita 2019 è prevista dal governo in una forchetta tra il 6 e il 6,5 per cento.

A pesare le sfide poste dal contesto internazionale, a cominciare dalla disputa su dazi e commercio con gli Usa. Su cui tuttavia persistono le aspettative di una soluzione concordata: di ieri indiscrezioni di stampa secondo cui un accordo Washington-Pechino potrebbe esser raggiunto entro la fine del mese.

Intanto Li ha annunciato che Pechino intende rispondere alle sfide facendo leva su maggiore spesa e riducendo l’Iva su alcuni segmenti strategici: 1 punto percentuale in meno al 9 per cento su trasporti e costruzioni e 3 punti in meno, al 13 per cento, sul manifatturiero.

Li ha anche ribadito l’intento di facilitare l’accesso ai propri mercati alle imprese estere e che la Cina continuerà con una politica monetaria prudente, che tramite riduzioni dell’ammontare di riserve prudenziali obbligatorie a carico delle banche con cui cerca di sostenere il credito all’economia.

Positiva la risposta dei mercati azionari cinesi. La Borsa di Shanghai ha chiuso al più 0,88 per cento, Shenzhen al più 2,29 per cento mentre Hong Kong, più legata al quadro internazionale ha segnato più 0,35 per cento.