Roma, 19 lug – Favoriti dall’attesa bassa affluenza alle urne, il primo ministro Shinzo Abe e il suo Partito liberaldemocratico (Jiminto) dovrebbero vincere le elezioni per la Camera alta giapponese, che si terranno domenica. I sondaggi sono abbastanza unanimi. Ora la partita, per il premier nipponico, è quella di mantenere una supermaggioranza che consentirebbe di andare avanti con la riforma costituzionale, con la quale si vorrebbero allentare i vincoli dell’Articolo 9, riconoscendo un ruolo più ampio alle Forze di autodifesa.

In ballo ci sono 124 seggi della Camera dei consiglieri, la camera alta della Dieta nipponica. E, nonostante il fatto che da queste elezioni potrebbe dipendere una svolta storica, l’opinione pubblica non sembra particolarmente mobilitata.

Secondo un recente sondaggio del Nikkei shimbun, il quotidiano economico-finanziario giapponese, il 57 per cento degli elettori ritiene che andrà a votare, una decina di punti percentuale in meno rispetto allo stesso sondaggio effettuato alla vigilia delle elezioni del 2016. Alla fine il dato reale è di solito inferiore rispetto alle intenzioni.

Un sondaggio effettuato dalla NHK, dal canto suo, ha segnalato che la riforma costituzionale è considerata solo al quinto punto di una virtuale lista dei temi più importanti, con l’8 per cento che la segnala come priorità. Molto più avanti i temi che riguardano la sicurezza sociale e l’economia.

Abe intende far riconoscere nella Costituzione il ruolo delle Forze di autodifesa, la cui operatività è fortemente limitata dalla Costituzione della pace che le forze d’occupazione Usa hanno imposto al Giappone sconfitto dopo la Seconda guerra mondiale, ma che ha assolto fin troppo bene il suo compito agli occhi di molti giapponesi.

L’operazione coronerebbe l’azione politica di Abe che, per convinzione ma anche per tradizione familiare, da sempre considera la riforma costituzionale una sua priorità. Abe è infatti nipote di Kishi Nobusuke, importante esponente politica dell’anteguerra e dell’immediato dopoguerra, che da premier per primo mise in discussione l’Articolo 9.

Nonostante l’importanza della materia, però, la questine costituzionale non “scalda” gli elettori, come non sembra farlo la preoccupazione provocata dalla tenuta del sistema pensionistico, che è stata evidenziata nei giorni scorsi da un controverso rapporto, e persino l’ulteriore aumento dell’imposta di valore aggiunto, che è prevista a ottobre.

A favorire ulteriormente la tenuta di Abe è l’estrema debolezza dell’opposizione. Gli ultimi sondaggi danno i principali partiti contrari al Jiminto molto sotto. Secondo l’ultimo della NHK, il Partito costituzionale democratico sarebbe al 6 per cento, il Partito democratico per il popolo all’1,6 per cento e il Partito comunista giapponese al 2,9 per cento. I liberaldemocratici starebbero oltre il 33,4 per cento.