Roma, 30 ago – L’Argentina, sull’orlo di un nuovo crac finanziario, cerca di evitare il suo nono default sovrano chiedendo ai suoi creditori, incluso il Fondo Monetario Internazionale, più tempo per pagare i suo debiti, che ammontano a 101 miliardi di dollari.

Mentre il presidente Mauricio Macri invita alla calma e al dialogo con l’opposizione, il peso è nuovamente crollato e i rendimenti obbligazionari sono aumentati in risposta alla proposta ristrutturazione del debito. I movimenti del mercato aggravano la crisi innescatasi in questo mese, quando il riformista Macri ha subito una sconfitta inaspettatamente pesante in un’elezione primaria a livello nazionale che ha praticamente annullato le sue possibilità di rielezione a ottobre.

“Mancano 59 giorni alle elezioni. Arrivare nel migliore dei modi è la mia responsabilità di presidente, ma non dipende mai da un solo governo “, ha dichiarato Macri in un discorso televisivo, respingendo implicitamente le voci che le elezioni potrebbero essere anticipate.

Il peso è sceso del 2,89 per cento prima di recuperare alcune delle sue perdite, mentre anche il rendimento delle obbligazioni in dollari del paese è aumentato, provocando un contestuale calo del prezzo. Le obbligazioni a 100 anni di scadenza sono scese a soli 40,55 centesimi sul dollaro, mentre le obbligazioni a breve scadenza del governo in scadenza nel 2021 sono scese a meno di 50 centesimi sul dollaro, con un rendimento che è schizzato a quasi il 60%.

I mercati finanziari argentini erano già precipitati sulla scia delle elezioni primarie per timore che un governo guidato dal candidato peronista dell’opposizione Alberto Fernández avrebbe comportato un ritorno a deficit di bilancio elevati e messo a repentaglio il piano di salvataggio del FMI da 57 miliardi di dollari.

Definire un default sovrano è spesso complicato nella pratica, con molti paesi che si dichiarano in ristrutturazione “volontaria”. In genere le principali agenzie di rating dichiarano un default o un default selettivo quando un paese non adempie a tutti i suoi obblighi di debito, sia attraverso pagamenti in ritardo o incompleti o rifiutati. Ma può anche succedere che un ente finanziario sotto l’egida dell’International Swaps and Derivatives Association possa dichiarare un “mancato pagamento” che innesca i cosiddetti credit-default swap, una sorta di assicurazione contro le inadempienze del debito.

Nel caso dell’Argentina, è probabile – sottolinea il Financial Times – che anche un riscadenzamento volontario avrebbe ripercussioni negative sugli obbligazionisti argentini e costituirebbe pertanto un default: il nono nella storia del paese e il terzo dall’inizio del millennio.

L’Argentina prevede di ritardare 7 miliardi di dollari di pagamenti sul debito locale a breve termine dovuti quest’anno e cercherà una “riprofilatura volontaria” di 50 miliardi di debito a lungo termine – molti dei quali detenuti da investitori stranieri – oltre a posticipare il rimborso di 44 miliardi di prestiti già erogati dall’FMI.