Roma, 16 set – La spesa delle famiglie “continua a frenare” e nel 2019 la crescita sarà solo dello 0,3%, “il valore più basso raggiunto negli ultimi cinque anni”. Lo afferma la Confesercenti sulla base delle previsioni sui consumi realizzate con il Cer Ricerche, che rivedono al ribasso (da +0,4% a +0,3%) le stime indicate in primavera. Un +0,3% “che oltretutto è tenuto su da servizi e spese obbligate: nei primi sei mesi dell’anno, rispetto a dicembre 2018, sono spariti 908 milioni di euro di acquisti delle famiglie in beni”.

A crollare “è soprattutto la spesa in beni semidurevoli (vestiti, calzature, libri e la gran parte dei prodotti commerciali), che nei primi sei mesi del 2019 si contrae di -503 milioni rispetto a dicembre 2018”. Giù di -341 milioni anche gli acquisti di beni durevoli come automobili, arredamento, elettrodomestici, mentre la flessione per i consumi non durevoli, come alimentari e prodotti per la pulizia della casa o la cura della persona è di -54 milioni. Cresce invece di un miliardo di euro “quella per servizi, voce che però include anche diverse spese fisse, dalle bollette ai servizi sanitari”.

I consumi “si confermano la componente più debole della domanda interna: nello stesso periodo gli investimenti sono aumentati dell’1,9% e le esportazioni dell’1%. Lo stop dei consumi deve essere considerato la vera emergenza dell’economia italiana, che si traduce in una perdita netta di Pil: recuperare le dinamiche del 2016-17 consentirebbe di recuperare lo 0,5% di crescita dell’economia”.

Il 2020 “dovrebbe vedere un miglioramento, ma lieve: si stima una variazione finale dei consumi del +0,5%, sostenuta sempre principalmente dai servizi. In questo contesto, è assolutamente da scongiurare l’aumento dell’Iva: l’intervento avrebbe un costo insostenibile per le famiglie, il cui potere d’acquisto subirebbe una decurtazione di 18 miliardi in un biennio”.

“Lo stop dei consumi – sostiene la presidente della Confesercenti, Patrizia De Luise – ha un forte impatto sul commercio: già chiudono 14 negozi al giorno, e il bilancio potrebbe peggiorare ancora. Un problema per le Pmi ma anche per la crescita: i consumi valgono il 60% del Pil, se non ne ripristiniamo uno stabile sentiero di crescita non usciremo dalla stagnazione”.