Roma, 11 nov – Il colosso petrolifero di proprietà statale dell’Arabia Saudita Aramco ha reso noto che venderà fino allo 0,5% delle sue azioni a singoli investitori ma, in un lungo documento pubblicato sabato sera, non ha rivelato quanta parte dell’azienda sarà quotata in borsa in quello che si annuncia comunque come il maggior collocamento azionario iniziale di tutti i tempi. Saudi Aramco è infatti la società più redditizia a livello globale, con oltre 10 milioni di barili di greggio al giorno, pari a circa il 10% della domanda mondiale e con utili che lo scorso anno hanno toccato i 111 miliardi di dollari, più di Apple, Royal Dutch Shell ed Exxon Mobil messi insieme.

La società sarà quotata sulla borsa Tadawul dell’Arabia Saudita e le contrattazioni, secondo quanto riportano i media sauditi, potrebbero iniziare l’11 dicembre.

In un prospetto preliminare di circa 650 pagine, Aramco ha dichiarato che il periodo di offerta per gli investitori inizierà il 17 novembre. Si chiuderà per i singoli investitori il 28 novembre e per gli investitori istituzionali il 4 dicembre. Aramco quoterà le proprie azioni il 5 dicembre , secondo il documento.

La società ha dichiarato di voler distribuire un dividendo annuale di almeno 75 miliardi di dollari a partire dal 2020, ma rimangono dubbi su quanto valga davvero Aramco. Il principe ereditario Mohammed bin Salman ha affermato che la società vale circa 2 mila miliardi di dollari, ma gli analisti stimano che il valore sia più vicino a 1.500 miliardi di dollari.Saudi Aramco precisa comunque che il prezzo e il numero di azioni dell’Ipo saranno stabiliti al termine del periodo di Book-building. Nessuna anticipazione neppure sulla possibilità di una seconda tranche da collocare su una piazza finanziaria internazionale.

“E’ una tappa significativa nella storia della società e un progresso importante per la realizzazione di Vision 2030, il piano del regno per una diversificazione ed una crescita economica sostenibile” ha affermato nei giorni scorsi il presidente di Saudi Aramco Yasir al-Rumayyan.

Il piano del regno di vendere una piccola quota della compagnia fa parte di un’ambiziosa riforma economica guidata dal principe ereditario per aumentare i flussi di entrate per il paese dipendente dal petrolio. Tutto ciò mentre i prezzi del petrolio fanno fatica a raggiungere la fascia di prezzo da 75 a 80 al barile che, secondo gli analisti è necessario portare in pareggio il bilancio dell’Arabia Saudita. Il greggio Brent ha chiuso venerdì scorso a circa 62 dollari al barile.