Roma, 18 nov – L’Italia è campione di qualità nel mondo attestandosi al terzo posto nella classifica internazionale degli esportatori dei beni finali di consumo di fascia alta. Le eccellenze del made in Italy (il bello e ben fatto) valgono 86 miliardi di euro di export nel mondo, rappresentano il 15,6 per cento delle esportazioni complessive dell’Italia, sono trasversali a tutti i principali comparti e hanno un potenziale di espansione che vale 45 miliardi di euro.

È quanto emerge dalla decima edizione di “Esportare la Dolce Vita”, il rapporto realizzato dal Centro Studi di Confindustria con il sostegno di Sace Simest, la collaborazione con la Fondazione Manlio Masi e il contributo di Confindustria Ceramica, Cosmetica Italia, Federalimentare e Ucina. La ricerca quest’anno si focalizza su “Il potenziale dei beni finali di consumo belli e ben fatti sui mercati esteri” con l’obiettivo di fornire un quadro delle aree geografiche, i settori su cui puntare e il tipo di concorrenza con cui è necessario misurarsi. I prodotti belli e ben fatti (BBF) sono tutti quei beni finali di consumo che l’Italia esporta a prezzi elevati e che si contraddistinguono per design, cura, qualità dei materiali e delle lavorazioni, contribuendo a diffondere nel mondo l’immagine dell’Italian way of life.

La studio stima per il BBF un ulteriore potenziale di export di quasi 45 miliardi di euro, di cui 33,5 mld verso i paesi avanzati e 10,9 verso gli emergenti. I paesi avanzati su cui puntare sono: Stati Uniti (8,2 miliardi di euro), Germania (3,3 miliardi), Giappone (2,6 miliardi), Regno Unito (2,5 miliardi) e Francia (2,1 miliardi). Tra le economie emergenti i mercati principali risultano Cina (3,3 miliardi di euro), Emirati Arabi Uniti (1,3 miliardi), Qatar (0,8 miliardi), Arabia Saudita (0,8 miliardi) e Russia (0,6 miliardi). Stati Uniti, Cina e Germania sono quindi i principali mercati per opportunità di export, anche se per ragioni diverse.

Per quanto riguarda i settori, oltre a quelli che rientrano nelle cosiddette “tre F” di fashion, food, furniture, i comparti a più alto contenuto di prodotti di qualità ed eccellenze spaziano su un’ampia gamma che va dalla cosmetica alla ceramica, dalla nautica ai motocicli. Tutti settori che sono stati tra i più dinamici dopo la crisi del 2008. L’Italia, inoltre, è prima al mondo per quote di BBF in Legno e arredo, Pelletteria, Calzature, Tessile e abbigliamento.

Le crescenti spinte protezionistiche, infine, rischiano di danneggiare molti comparti del made in Italy e di ridimensionare il loro potenziale di crescita verso numerosi mercati di sbocco, USA in primis. Seppure l’Italia non è per ora tra i paesi più colpiti, alcuni prodotti legati al BBF ne sono già risultati danneggiati. La risposta in questo contesto di crescenti tensioni viene dagli accordi commerciali, che aiutano a creare certezze per favorire gli scambi. Nel rapporto si approfondiscono tre accordi sottoscritti dall’Unione europea negli ultimi anni, ossia quelli con il Canada, la Corea del Sud e il Giappone.