“Diversamente da molti sistemi informativi regionali, spesso basati su tecnologie obsolete, un front-end come quello di Poste sviluppato nativamente su cloud, grazie a partnership con operatori globali del settore, è in grado di garantire la multicanalità di accesso indispensabile quando si debba interfacciare l’intera popolazione, proprio a partire dai più anziani e quindi dal gruppo meno esperto nell’uso di strumenti digitali”. In un lungo articolo di analisi, il quotidiano “Il Foglio” spiega perché la piattaforma di Poste è la migliore risposta che le istituzioni possono dare agli italiani nella gestione della campagna vaccinale. “Né lo Stato né le Regioni dispongono di un sistema di accesso digitale universale ai cittadini. Ed è meglio che sia così, perché il compito delle istituzioni pubbliche è garantire back-end accessibili e interoperabili, non di imporre a tutti il proprio sistema”, osserva Carlo Alberto Carnevale Maffè, Associate Professor of Practice di Strategy and Entrepreneurship presso SDA Bocconi School of Management. “Poste – prosegue – è ben strutturata per interfacciarsi con i cittadini: può far leva su quasi 13mila Uffici Postali sul territorio tra loro interconnessi via cloud, oltre a disporre di molteplici canali integrati di relazione con gli utenti; inoltre può inviare a domicilio di cittadini non autosufficienti i propri postini, che hanno in dotazione palmari wireless e possono fare da ‘interfaccia umana’ per prenotazione e assistenza”.
Gestire i processi sanitari
Il commento ospitato dal Foglio sottolinea come durante una pandemia “chi sa utilizzare correttamente cloud e interoperabilità dei dati, vince. Salva vite umane, evita fallimenti di imprese e distruzioni di posti di lavoro. Al contrario, chi difende gelosamente e ottusamente il proprio orticello informativo causa disservizi ai cittadini e prolunga la già lunghissima scia di danni sociali ed economici inflitti a tutto il Paese”. Secondo il professor Carnevale Maffè, “l’errore fondamentale delle autorità – nazionali e regionali – è aver considerato i processi di sanità pubblica, pur durante un’emergenza pandemica, un mero aggregato di quelli relativi alla salute individuale, lasciandoli quindi a 21 diversi sottosistemi locali che tuttora non dialogano tra loro. Tutto ciò nonostante il governo disponesse fin dal primo giorno della piena legittimazione costituzionale per sostituirsi alle competenze regionali in materia di profilassi pandemica internazionale, come certificato dalla stessa Corte costituzionale”. Da qui l’esigenza di ricorrere all’infrastruttura e alle competenze messe a disposizione da Poste Italiane.
Salto di generazioni tecnologiche
Definendo l’esempio di Poste “una storia di successo internazionale nel turnaround tecnologico di aziende pubbliche”, l’autore rileva: “Non deve stupire il fatto che Poste Italiane, che dispone di un team informatico di eccellenza e che da anni è in grado di gestire servizi su infrastrutture cloud, sia in grado di sviluppare in poche settimane un efficiente sistema di prenotazione per una prestazione sanitaria. Sono i vantaggi di chi vent’anni fa era legato a processi cartacei, e ha scelto di non procedere per piccoli passi conservando i vecchi sistemi legacy. Al contrario, ha saputo sfruttare l’effetto ‘leapfrogging’, il salto di generazioni tecnologiche”.