Aprì l’Ufficio Postale in piena pandemia: riceve Stella al Merito da Mattarella
Donata Cobianchi

Una Stella al Merito per aver aperto l’Ufficio Postale in piena pandemia. Tutti ricordano il gesto di Donata Cobianchi, una delle “volontarie” di Poste Italiane a rispondere presente quando, ai primi di marzo del 2020, l’Azienda garantì l’apertura degli sportelli per la consegna delle pensioni. Anche a Codogno, il primo luogo d’Italia a essere interessato dal virus. “Il Giorno” dedica un servizio alla dipendente di Poste diventata un simbolo durante la pandemia e a cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso di conferire a Donata Cobianchi il titolo di “Maestro del lavoro con la stella al merito”.

“Ho letto la mail tre volte”

È stato il sindaco di Santa Cristina, Elio Grossi, il primo a congratularsi con la sua concittadina che, appena si è diffusa la notizia, è stata sommersa da messaggi di congratulazioni. “Venerdì mi è arriva una mail da un mittente sconosciuto – racconta al Giorno la donna che da 35 anni lavora per Poste ed è responsabile dell’Ufficio Postale di Casalpusterlengo – l’ho aperta e ho scoperto che il Presidente Mattarella mi aveva insignito della Stella al Merito. Confesso d’aver letto quelle righe tre volte, non mi sembrava possibile. Ho soltanto fatto il mio lavoro”.

“Non sono abituata a dire di no”

Donata racconta, nell’intervista al Giorno, che sapeva di essere stata proposta per l’onorificenza dal suo direttore di filiale. “Poi non avevo saputo più nulla. Pensavo che il Presidente avesse deciso diversamente, d’altra parte tante persone hanno fatto molto più di me durante la pandemia, a cominciare dagli operatori sanitari”. Poi il ricordo di quei giorni di inizio pandemia: “Ho ricevuto una telefonata con la quale mi dicevano se me la sentissi d’andare ad aprire l’ufficio per il pagamento delle pensioni. Non sono abituata a dire di no e, forse con poca lucidità, ho accettato. Amo il mio lavoro e, se posso fare qualcosa lo faccio. Così ho accettato. Ricordo quando l’ho detto a mio marito, inizialmente non l’ha presa bene, ma poi ha acconsentito. Allora in ufficio non avevamo il plexiglas, ma io mi sentivo protetta nella mia ‘scatola’ in cui i clienti entravano uno alla volta con guanti e mascherina. A casa, sentendo i racconti che facevano in tv della pandemia, avevo paura; in ufficio lavoravo”.