Nei paesi dell’Unione Europea le donne guadagnano mediamente 14,1% in meno per ogni ora lavorativa rispetto ai colleghi maschi e questo si traduce, annualmente, in circa due mesi di stipendio in meno per una professionista ogni anno. Il gap cresce sensibilmente poi in ambito pensionistico, dove la differenza tra i trattamenti supera il 30%.
La sensibilizzazione
Per questo motivo, è stata istituita l’Equal Pay Day, una giornata per sensibilizzare sul divario salariale tra uomini e donne, e questa giornata cade, simbolicamente, il 10 novembre, data a partire dalla quale è come se le donne iniziassero a lavorare gratuitamente fino alla fine dell’anno; secondo le intenzioni dell’Unione, sancite nell’ European Pillar of Social Rights Action Plan, questa disparità andrebbe eliminata entro il 2030.
La situazione
Anche 12 nazioni europee, l’Austria, il Belgio, Cipro, la Repubblica ceca, la Germania, l’Estonia, la Francia, i Paesi Bassi, la Slovacchia, il Portogallo, la Spagna e la Svezia hanno istituito il loro Equal Pay Day per sensibilizzare la propria popolazione. Ovviamente le differenze salariali non sono uguali in ogni stato: stando ai dati forniti dalla commissione europea, in alcune nazioni il divario è inferiore al 5%, e tra queste figurano il Lussemburgo, con una differenza vicino al 1%, la Romania e l’Italia, mentre in Austria, Germania, Lituania o Estonia lo stesso si aggira intorno al 20%.
A favorire questa differenza sono vari fattori: il primo è senza dubbio la segregazione settoriale, che relega le donne ad una serie di lavori, quali quello dell’insegnamento o della cura dei malati, tendenzialmente non ben pagati, nonostante la professionalità richiesta; le lavoratrici poi lavorano in media più ore dei loro colleghi maschi, ma questi straordinari difficilmente sono riconosciuti, e anzi spesso vengono sottopagate rispetto ai colleghi maschi, anche a parità di mansione. Mancano anche figure femminili nelle posizioni più alte delle gerarchie lavorative, e spesso i manager donna sono meno pagati; basti pensare che solo l’8% dei CEO in Europa sono donne, con un gap salariale che si aggira intorno al 23%.
Un gap in calo
Fortunatamente, la commissione segnala che questo divario si sta abbassando nella maggior parte delle nazioni, ma mette anche in guardia dalla lettura di queste statistiche: una percentuale inferiore potrebbe anche essere dovuto al solo ingresso nel mondo del lavoro di donne con titoli di studio elevati, e quindi con la prospettiva di salari più alti, tagliando completamente dal mercato la popolazione femminile non istruita.