Il senatore a vita Mario Monti: “Poste ha dimostrato di essere un’infrastruttura strategica del Paese”

Senatore Mario Monti, nella serata dedicata all’Alumnus2021 alla Bocconi dello scorso 22 ottobre, ha ringraziato Poste Italiane: come giudica l’impegno profuso dal Gruppo Poste nella campagna vaccinale? 

“È stata una serata piacevole, con grande partecipazione di alumni della Bocconi, di docenti e di personalità vicine alla nostra Università. La Bocconi Alumni Community ha eletto l’Alumnus Bocconi 2021 nella persona di Matteo Del Fante, Amministratore delegato e Direttore Generale di Poste Italiane. Nelle parole della Presidente di BAC Silvia Candiani e del Rettore Gianmario Verona, dedicate alla personalità dell’eletto e alla sua carriera – ricca di impegni sfidanti e di successi nel campo difficile e pieno di insidie nel quale ha scelto di misurarsi, quello di civil servant – sono stati ampiamente sottolineati il grande impegno e i risultati decisivi del Gruppo Poste nella campagna vaccinale. Da parte mia, ho parlato del ruolo cruciale di “infostruttura e infrastruttura strategica” ricoperto da Poste Italiane, supportando le Regioni e la struttura commissariale sia nella complessa fase iniziale di prenotazione delle vaccinazioni, sia a livello logistico”.

Quanto è importante che le grandi aziende, come nel caso di Poste Italiane, si mettano al servizio del Paese in questa fase, sia per affrontare l’emergenza sanitaria sia per centrare gli obiettivi del PNRR? 

“Più ancora che importante, è fondamentale. E lei fa bene a citare entrambi gli aspetti, l’emergenza sanitaria e il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il secondo è, grazie alla visione che l’Unione Europea è stata capace di darsi nella drammatica situazione in cui la prima ha fatto sprofondare in varia misura tutti i Paesi che ne fanno parte, il prolungamento logico e politico per fare dell’Europa un’entità più concreta, solida, percepita dai cittadini e proiettata nel futuro. Grandi e piccole aziende, imprese pubbliche e private, hanno tutte un compito essenziale da svolgere, affinché sia la ripresa che la resilienza percorrano e trasformino tutta l’economia italiana e, cosa ancora più cruciale e urgente, la società italiana. In questo quadro, è innegabile che in particolare sulle grandi e grandissime aziende, come Poste Italiane, incombano responsabilità particolari. Anche per questo, il riconoscimento attribuito al CEO di Poste Italiane ha assunto per noi della Bocconi un “sapore” particolare. La storia professionale di Matteo Del Fante, in particolare in questa sua fase alla guida di Poste Italiane, si inserisce in una feconda tradizione di alumni che nell’arco della propria carriera hanno ricoperto – stabilmente o solo per un periodo – ruoli di leadership in istituzioni ed enti italiani o in organizzazioni internazionali. Ciò ci rende non solo particolarmente orgogliosi, ma è un indicatore robusto della capacità della Bocconi di conseguire una delle proprie finalità istituzionali fondative e tuttora valide, ossia “cooperare al rinnovamento (economico) del Paese”, come scriveva il primo Presidente e Rettore Leopoldo Sabbatini nel 1902. Oggi le ambizioni sono più ampie, si estendono all’Europa e al mondo, e non potrebbe essere diversamente. Tuttavia, l’apertura al mondo non deve mai farci perdere di vista l’ancoraggio forte al Paese al quale apparteniamo. Chi guida un’impresa come Poste Italiane incarna questo principio in modo esemplare”.

La pandemia ci ha insegnato che la transizione digitale non può avvenire senza una salda presenza fisica, sia in termini di servizi che di comunicazione. Cosa possono fare Poste e gli altri big player italiani per favorire una crescita omogenea e inclusiva del Sistema Paese? 

“Spingere avanti, con sempre maggiore determinazione, quello che stanno facendo. Lavorare affinché i servizi essenziali, la cui elencazione muta nel tempo, possano raggiungere ogni famiglia, ogni individuo, ogni azienda sul territorio nazionale. E siano sempre più tutelati, e con essi gli utenti, con il conferimento della natura di “servizio universale””.

L’Unione Europea ci chiede non solo investimenti, ma anche riforme. Lei pensa che ci siano le condizioni politiche perché questo possa avvenire? E le riforme sono di competenza esclusiva della politica o chiamano in causa anche la responsabilità delle imprese e, più in generale, delle parti sociali?  

“Le riforme, secondo me, sono ancora più importanti degli ingenti investimenti previsti dal PNRR. Gli investimenti sono il combustibile che fa funzionare il motore della crescita. Ma questo motore è costituito dalle riforme. Per la prima volta la UE non ostacola di fatto le riforme che peraltro invoca, come avveniva dieci anni fa durante la crisi finanziaria nell’eurozona. No, questa volta la UE paga i Paesi affinché facciano queste benedette riforme. Le riforme d’altra parte comportano, almeno a breve, sacrifici per coloro che devono uscire da un sistema di rendite di posizione e affrontare i venti della concorrenza. Ma un governo, come quello attuale in Italia, che ha come proprio compito essenziale fare davvero queste riforme, se si dovesse fermare di fronte alle resistenze delle varie categorie e lobby, farebbe un danno grave all’Italia ma anche alla UE nel suo complesso. Confido che questo non accadrà”.