Sta per festeggiare il suo 155° compleanno, il calendario postale. Risale al 1865 il primo calendario postale dal Regno d’Italia di cui si abbia traccia: un libretto di alcune pagine con informazioni su tariffe e servizi offerti dalle Poste dell’epoca, oltre che su eclissi e fasi lunari. In copertina nessuna immagine. Unico “lusso” grafico una cornice con motivi naturalistici. Sarà così anche nel 1866. Già nel 1871, però, il calendario postale si fa più accattivante: vi compare l’immagine di un bersagliere, figura entrata nell’immaginario collettivo dell’epoca dopo l’annessione di Roma al Regno d’Italia con la famosa “breccia di Porta Pia” avvenuta il 20 settembre del 1870. Non un’immagine bellicosa, visto che il bersagliere con una bottiglia di vino in mano corteggia una bella ragazza. Questo calendario è diverso anche per un altro motivo perché si tratta di un calendario da parete: da una parte il calendario vero e proprio con l’indicazione dei mesi e dei giorni che incornicia il bersagliere e la sua bella; dall’altra alcune informazioni sui servizi offerti dalle Regie Poste.
Gli almanacchi
Da allora si alterneranno i due tipi di calendari, con una larghissima predominanza della formula “almanacco”: formato tascabile (9 x 13 centimetri) con una quarantina di pagine di informazioni. I calendari diventavano così una comoda guida all’utilizzo dei servizi: non solo quelli postali e telegrafici, naturalmente, ma anche quelli di tipo finanziario come i vaglia e i libretti di risparmio. Nei libricini, ad esempio, troviamo consigli su quali servizi utilizzare a seconda delle esigenze, con quali modalità, le loro caratteristiche principali, informazioni sulle tariffe. Erano poi corredati anche di tante altre informazioni: le fasi astronomiche della luna, le eclissi, le feste “mobili” come la Pasqua, l’inizio delle stagioni. E poi la pubblicità. L’iniziativa, infatti, era dei portalettere e dei fattorini del telegrafo che, nelle diverse città, si organizzavano per produrre i calendari da offrire ai “clienti” abituali. È per questo che nei calendari si possono trovare anche alcune pagine di pubblicità: rimedi contro l’anemia come i famosi “glomeruli Ruggeri” della pregiata farmacia Ruggeri di Pesaro che, detto per inciso, è ancora attiva e qualche anno fa ha ripreso la produzione e la vendita di questo prodotto; e poi lozioni che favoriscono la crescita di barba e capelli, magazzini che offrono migliori capi di abbigliamento a prezzi convenienti, cantine specializzate nel commercio di vino e olio in tutto il mondo e, naturalmente, lo stabilimento tipografico che stampava il calendario.
Cambiano gli usi e i costumi
L’emergere di un nuovo sistema di trasporto, il treno, compare nelle copertine dei calendari del 1889, del 1891, del 1892. Dal 1912 comincerà a fare capolino – accanto al piroscafo e al treno – anche l’aereo. Le donne fanno il loro ingresso nelle Regie Poste: una portalettere è ritratta come un Mercurio al femminile che consegna la posta. Per comunicare si ricorre sempre più spesso al telegrafo ed eccolo immortalato in qualche copertina. Dalle copertine si evince anche il diverso modo di vivere di una famiglia borghese degli anni Trenta e dell’equivalente, circa, degli anni Cinquanta. Così come la divisa del portalettere, di tipo militare negli anni Trenta, riflette una diversa concezione dell’organizzazione del lavoro e del concetto di subordinazione gerarchica. Grazie alla posta si coltivano gli affari e gli affetti: nei calendari vediamo il portalettere, in una divisa quasi militare, che consegna una lettera all’uomo di affari assiso alla sua scrivania, e vediamo anche la mamma trepidante che accanto a un caminetto legge alla propria bambina la lettera scritta dal papà