Il saluto della portalettere di Villanova: “Dalle lettere al digitale, un bellissimo mestiere”

Dopo 35 anni di lavoro per Poste Italiane, la portalettere Silvana Torchio va in pensione. Dal 1987 ha percorso in lungo e in largo le strade di Villanova come portalettere, per recapitare la posta e raccogliere racconti e sfoghi dei suoi abitanti. A raccontare la sua storia è il Corriere di Chieri.

Il legame della portalettere con il territorio

Durante l’intervista al Corriere di Chieri, la portalettere dichiara: “Ho fatto un bellissimo mestiere che mi ha dato l’opportunità di conoscere tante persone: ho stretto un forte legame col paese”. Nata a Govone nel 1960, madre di due figli, Silvana ha iniziato a fare la portalettere in paese nel febbraio del 1987. “Ho fatto subito amicizia con i villanovesi e mi sono innamorata del paese, tanto che nel 1995 ho deciso di trasferirmici e ora mi sento villanovese”. Questo buon rapporto con gli utenti è continuato negli anni: “Vivo molto il paese, frequento i negozi e cerco di essere amica di tutti, In questi anni ho visto crescere molti bambini portando le lettere alle loro famiglie. Molti, quando passavo, si fermavano a parlare e mi raccontavano di loro e a volte si sfogavano. Questo è un bel lavoro, perché mi ha permesso di restare a contatto con le persone. Molte volte mi è stato proposto di passare all’ufficio, ma ho preferito restare postina”.

L’evoluzione del ruolo del portalettere

Continuando la sua intervista con il Corriere di Chieri, la portalettere ha evidenziato come il suo lavoro si sia evoluto negli anni: “Una volta il contatto con gli utenti era continuo, poi il lavoro è stato riorganizzato e ora c’è la posta a giorni alterni: nell’ultimo periodo ero un giorno a Villanova e l’altro a Cellarengo”. Una delle novità meglio accolte è stata la possibilità di utilizzare gli strumenti elettronici: “Siamo diventati portalettere digitali e abbiamo iniziato ad usare il palmare. All’inizio era una cosa che ci metteva timore, invece è stato molto utile. Non abbiamo avuto difficoltà ad imparare ad usarlo e ci ha velocizzato il lavoro”.