Costanza Quatriglio è uno dei talenti del cinema italiano di ricerca, il suo ultimo lungometraggio, “Trafficante di virus”, è del 2021 come “La bambina che non voleva cantare”, film per la televisione sulla vita della cantante Nada Malanima, e prima alcune altre pellicole di grande impatto emotivo: “Triangle”, Nastro d’argento per il miglior documentario nel 2015, “Sembra mio figlio”, “Terramatta”, tratto dal libro di Vincenzo Rabito edito da Einaudi. Ma il primo short in assoluto che ha realizzato si intitolava “Lettera a Monsieur cinema”, del 1997, girato per i 100 anni dall’invenzione della Settima arte fatto di ombre cinesi come quello delle origini: “Ho riciclato delle inquadrature girate dal treno per un altro film, l’ho fatto diventare come una proiezione, è una lettera d’amore al cinema, quella di una ragazza che sognava, affidava alla stella un desiderio” dice appassionata, con dolcezza.

I ritrovamenti di una vita

“Quando ero molto giovane, ragazzina, ho scritto molto” confessa, “tante lettere, periodi più intensi altri meno, ricordo indirizzate a un’amica lontana, ne ho ricevute anche d’amore, mi fa molta tenerezza rileggerle” confessa. Da quando è tornata a Palermo, dove è direttrice del Centro Sperimentale di Cinematografia, nella casa dei genitori ha avuto “un momento di riordino delle carte”, quelli che chiama “ritrovamenti archeologici della mia vita”, biglietti, buste infilate nei tanti libri. Lì ha ritrovato le lettere spedite giovanissima dalla Scozia alla madre e al padre, “che era un catalogatore seriale”, in quelle corrispondenze “scrivevo cose vere” dice, “ma dissimulavo il malessere esistenziale, volevo sempre non stare nel posto dove stavo”, riconosce di quella sua inquietudine di allora, “dicevo che era tutto bellissimo, divertente, le lettere testimoniano molto la vita”.

Lettere preziose

Costanza Quatriglio ama molto i carteggi, cita le “Lettere d’amore e desiderio” (Donzelli) tra le scrittrici Virginia Woolf e Vita Sackville-West, “mi ha colpito la lunghezza, erano interminabili”, oppure quelle di Simon Weil agli amici, agli allievi, ai genitori, “una filosofa che studio e che amo, sono affascinata dagli epistolari”. Adesso è alle prese con il riordino dell’Archivio di suo padre Giuseppe in vista di una donazione, che fu giornalista e inviato del “Giornale di Sicilia”, collaboratore del “Sunday Mirror Magazine” di New York, e autore di saggi e romanzi, colui che nel 1964 ritrovò nel palazzo dello Steri a Palermo graffiti, disegni e scritte dei tempi dell’Inquisizione. Quindi le sono capitate tra le mani di recente lettere di Leonardo Sciascia, Fernand Braudel, uno dei massimi storici del ‘900, Giuseppe Prezzolini, “le lettere più affascinanti sono quelle in cui si sente una volontà di puntualizzare una visione del mondo, erano scambi importanti, pieni di generoso idealismo”. L’ha colpita una missiva del 1948 scritta dal direttore del giornale dove lavorava, Giovanni Ardizzone, spedita al giovane inviato a Madrid dal tono spiritoso: “L’ufficio cronaca comincia a essere preoccupato che qualche madrilena lo rapisca, e le ragazze di Palermo piangono a fiume”, ma anche quelle che suo padre scriveva ai famigliari dall’Egitto, dal Libano, dalla Siria, “poi quando arriverò a Milano telefonerò” precisava, questo per dire com’erano ai tempi le comunicazioni e quanto era smisurata allora la distanza tra le persone.

La lettera del maestro

Ma il messaggio più bello che Costanza Quatriglio ha ricevuto è stato quello del regista iraniano Abbas Kiarostami, uno dei maestri del cinema contemporaneo, il giorno in cui seppe che il suo film “L’isola” era stato selezionato alla Quinzaine des Realisateur del Festival di Cannes del 2003, e provò un’emozione molto forte, “la sera eravamo a cena insieme e mi scrisse un biglietto dove diceva tra le altre cose che sarebbe stato felice di disegnare la locandina, ma per una serie di motivi sbagliati, ero anche molto giovane, dissi di no, poi me ne sono pentita molto”, ammette di quell’atto mancato lontano nel tempo.