Gli italiani sono sempre più propensi al risparmio, “unica vera fonte di rassicurazione in questo lungo periodo di crisi” e “uno strumento di tutela sociale di straordinaria rilevanza”. A parlare è Giorgio De Rita, segretario generale del Censis, che fa il punto sulla propensione degli italiani a risparmiare. E avverte: se da un lato questo “permetterà a molte famiglie di fronteggiare momenti di difficoltà” dall’altro è un elemento di “grave preoccupazione” perché “accumulare risparmio significa sottrarre sangue vitale all’economia reale”.
È di 5.000 miliardi di euro il valore del portafoglio finanziario degli italiani (dato al terzo trimestre 2021). La propensione al risparmio, che era pari all’8,1% del reddito disponibile nel 2019, è aumentata al 15,6% nel 2020 e oggi è al 13,1%. Pandemia e venti di guerra hanno rinvigorito la propensione al risparmio?
“I dati ci dicono che gli italiani, anche nelle difficoltà, continuano a risparmiare ed è una caratteristica che accomuna tutte le fasce sociali, anche quelle meno abbienti: questo perché il risparmio è diventata l’unica vera fonte di rassicurazione in un lungo periodo caratterizzato dall’incertezza. Dagli anni ’90 in poi il reddito medio è rimasto invariato, i consumi sono stati fortemente penalizzati, il prelievo fiscale è cresciuto: gli italiani hanno vissuto in una bolla di incertezza e di paura di quello che avverrà domani. In questo contesto il risparmio è diventato uno strumento psicologico di rassicurazione. Questo da una parte è positivo perché senza avremo tensioni sociali forti e perché sarà il risparmio che permetterà a molte famiglie di fronteggiare momenti di difficoltà. Dall’altro lato, però, è un elemento di grave preoccupazione perché accumulare risparmio significa sottrarre sangue vitale all’economia reale e agli investimenti, questo alla lunga finisce per essere un problema serio”.
Come possiamo leggere questa propensione degli italiani al risparmio?
“Dobbiamo guardare le due facce, l’aspetto positivo e quello negativo per capire questo fenomeno e per capire che se gli italiani hanno messo da parte oltre 5mila miliardi di euro sui conti correnti o sui fondi di risparmio finanziario, questo rappresenta un asset straordinario che però non sarà facilmente rimesso in circolo. È proprio questo strumento di rassicurazione che gli italiani non vorranno mollare, potrà essere rimodulato nelle sue componenti perché l’inflazione è un qualcosa di imprevisto ma rimarrà una fonte di rassicurazione e uno strumento di tutela sociale di straordinaria rilevanza”.
Anche il risparmio postale è cresciuto negli anni della crisi.
“Se guardiamo alla propensione degli italiani verso il risparmio postale i dati sono significativi e in continua ascesa: ciò vuol dire che questo strumento, fatto magari di piccoli importi ma di continuità nel tempo, rafforza quella dimensione di rassicurazione individuale. Il risparmio postale non va letto come un accumulo in vista di un possibile decumulo ma in una chiave attuale: metto da parte perché se ho bisogno rompo il salvadanaio”.
Si parla molto di educazione finanziaria. Cosa possono fare le grandi aziende per migliorare le conoscenze sui temi finanziari e favorire scelte di investimento responsabili?
“Dobbiamo fare attenzione quando parliamo di alfabetizzazione finanziaria. Sicuramente c’è uno scarso livello di conoscenze tecniche specifiche come il tasso di inflazione, il tasso fisso o variabile per l’acquisto di una casa: questi sono elementi fondamentali che vanno spiegati bene. Al tempo stesso questi lunghi anni di crisi economico-finanziaria ci hanno insegnato che gli italiani hanno sviluppato un piccolo recinto di competenze personali utile a comprendere i fenomeni dell’emergenza di oggi. Il ruolo delle grandi aziende non è quello di insegnare cos’è il tasso di inflazione ma di mostrare che esiste un possibile futuro sul quale il Paese può scommettere e una visione di qualcosa che va al di là del breve periodo. Le grandi aziende come Poste Italiane hanno questa possibilità e al tempo stesso questo compito: mostrare una visione di futuro del nostro Paese, che al momento non abbiamo”. (Silvia Paradisi)