Riscaldamento: è il metano la fonte più utilizzata nelle famiglie italiane

Nel 2021 due terzi delle famiglie italiane si affidavano al metano come fonte di alimentazione più diffusa, sia per il riscaldamento (68%) che per la produzione di acqua calda (69,2%). È quanto emerge dal report Istat sui consumi energetici delle famiglie che evidenzia come il 98,6% delle famiglie viva in abitazioni dotate di sistema di riscaldamento mentre il 99,6% dispone di acqua calda sanitaria. L’impianto autonomo è indicato come prevalente dal 65,7% delle famiglie per riscaldare l’abitazione e dal 72,6% per l’acqua calda. Quanto agli altri elettrodomestici frigoriferi e lavatrici sono presenti in quasi tutte le famiglie (99,5% e 97,3%). La metà delle famiglie (50,2%) possiede la lavastoviglie, il 15,2% l’asciugatrice e il 27,3% il congelatore esterno al frigorifero.

Più sistemi di riscaldamento

Il 44,5% delle famiglie è dotato di più sistemi per il riscaldamento, tra impianti centralizzati, autonomi e apparecchi singoli, di diverso tipo e fonte di alimentazione. L’impianto centralizzato è più utilizzato nel Nord-ovest (34,4%), rispetto alle altre aree del Paese (14,9% nel Centro, 14,2% nel Nord-est e 3,8% nel Sud e nelle Isole). L’uso di apparecchi singoli è invece più elevato nel Mezzogiorno (34,7% contro 11% nel Centro e 8,9% nel Nord). Anche per la produzione di acqua calda, il 72,6% delle famiglie utilizza come sistema unico o prevalente l’impianto autonomo, il 20,8% un apparecchio singolo e il 6,5% l’impianto centralizzato. Metà delle famiglie italiane (il 48,8%) dispone poi di un sistema di condizionamento; la diffusione è sostenuta in tutte le aree del Paese: 51,2% nel Mezzogiorno, 49,1% al Nord e 44,2% al Centro.

Il ruolo dell’energia solare

Per quanto riguarda le fonti di alimentazione rispetto al 2013 l’Istat registra un leggero calo generale di quelle tradizionali e non rinnovabili (metano, gasolio, GPL) a vantaggio dell’energia elettrica e delle biomasse. I sistemi alimentati a energia elettrica rappresentano l’8,5% dei sistemi di riscaldamento e il 16% per la produzione di acqua calda. Le biomasse alimentano il 15% dei sistemi di riscaldamento e il 5,5% dei sistemi di produzione di acqua calda; GPL e gasolio assumono un ruolo marginale. L’energia solare ha un ruolo emergente nella produzione di acqua calda, ma ancora residuale (1,4%).

Il metano è la fonte più utilizzata

Il metano è la fonte di alimentazione più utilizzata negli impianti (centralizzati o autonomi) di riscaldamento (81,9%), mentre si ricorre prevalentemente alle biomasse per gli apparecchi singoli fissi come camini e stufe (64,4%). Oltre tre quarti delle famiglie (il 78,5%) tiene il riscaldamento acceso quasi tutti i giorni durante i mesi freddi, soprattutto al Nord (88,6%), meno nel Mezzogiorno (63,1%). Il 13,2% delle famiglie lo accende qualche giorno a settimana e il 3,2% qualche giorno al mese, mentre il 5,1% lo usa solo occasionalmente o non lo usa mai.

Accensione giornaliera

Le abitazioni sono riscaldate in media per otto ore e 33 minuti al giorno. La durata di accensione giornaliera supera le 10 ore (10 ore e 25 minuti) al Nord-est, mentre è più bassa nelle regioni del Centro (sette ore e 18 minuti) e del Mezzogiorno (sei ore e 34 minuti). L’Istat segnala differenze significative tra le tipologie familiari: la persona anziana che vive da sola ha l’orario medio di accensione massimo (nove ore e nove minuti) rispetto agli altri tipi di famiglie (otto ore e 26 minuti).

I condizionatori

Sul fronte opposto nei mesi caldi i condizionatori sono accesi in media sei ore e 17 minuti al giorno; rimangono accesi per circa tre ore nel pomeriggio, poco più di due ore di notte e circa un’ora la mattina. Gli impianti di condizionamento centralizzati o autonomi rimangono accesi più a lungo (sette ore e 11 minuti) rispetto agli apparecchi singoli di solo raffreddamento (sei ore e sette minuti) o di caldo/freddo (sei ore e un minuto).