Expo 2030: una sfida da 300mila posti di lavoro e 11mila nuove aziende

I numeri di Expo 2030 a Roma sono da capogiro e riguardano l’intero sistema Paese: l’Esposizione Universale vale la nascita di 11mila aziende e la creazione di quasi 300mila posti di lavoro, principalmente a beneficio delle regioni del Centro-Sud. Il Sole 24 Ore riporta i dati contenuti nelle 618 pagine del dossier consegnato a Parigi lo scorso 7 settembre al segretario generale del Bureau International des Expositions, l’organismo che a novembre del 2023 dovrà decidere quale tra le quattro città candidate (tra Roma, Odessa in Ucraina, Busan in Corea del Sud e Riad in Arabia Saudita) si aggiudicherà l’Esposizione Universale.

Valore per l’Italia

L’Expo a Roma avrebbe un valore complessivo per l’Italia pari a 50,6 miliardi di euro, pari al 3,8% del Pil nazionale. L’effetto economico diretto – riporta il Sole 24 Ore – si attesterebbe sui 10,3 miliardi di euro (lo 0,6% del Pil), sulla base degli investimenti per la costruzione e l’organizzazione dell’esposizione nell’arco di tre-cinque anni e dei ricavi nell’anno dell’evento.

Oltre 20 milioni di visitatori

L’effetto economico indiretto di breve periodo è invece stimato in 18,2 miliardi di euro (l’1% del Pil), grazie alle spese incrementali sul suolo italiano dei partecipanti nell’anno dell’Esposizione. Si ipotizzano 23,6 milioni di visitatori (55,4% italiani e 44,6% stranieri), ma l’affluenza, considerando le partecipazioni ripetute, dovrebbe generare oltre 30 milioni di presenze (59,2% italiani e 40,8% stranieri).

Vantaggi sull’export

Vantaggi si faranno sentire anche sull’export, legati alla capacità attrattiva di Expo: +5,5 miliardi di euro (0,3% del Pil) sono stimati come valore degli investimenti esteri incrementali che saranno realizzati in tre-cinque anni. Nello stesso periodo l’impatto sul fisco sarà di 6,4 miliardi di euro (lo 0,4% del Pil), come incremento del gettito incassato da Agenzia delle Entrate, Inps e Regioni.

Il precedente di Milano

Il dossier – riporta il quotidiano – è stato redatto da una squadra di professori e professionisti italiani e internazionali che hanno collaborato con le Università romane e le istituzioni locali e nazionali. Le nuove imprese sono state calcolate guardando ai risultati di Expo Milano 2015, che ha generato 10mila aziende, con un impatto di 3 miliardi misurato in termini di valore aggiunto. Parametrando questo esito al maggior numero di imprese operanti a Roma (+10,7%, dati Istat 2019), si è arrivati alla cifra di +11mila (la stima è conservativa), con 3,32 miliardi di valore aggiunto. Tratto distintivo della candidatura italiana è proprio l’attenzione posta sin da subito al post Expo: la legacy non è considerata il punto di arrivo, ma l’idea fondante dell’evento.

Eredità a 360 gradi

Un’eredità non soltanto economica e materiale, ma ambientale, sociale e culturale, strategica per l’Italia e per l’Europa. Un lascito benefico che si dispieghi nel lungo periodo, secondo lo spirito dello slogan – “Insieme” – e del tema scelto dall’Italia: “Persone e territori: Rigenerazione, Inclusione e Innovazione”. “Insieme” si intende coltivare la legacy nell’ambito della formazione e della scuola: moduli formativi legati alla sostenibilità saranno erogati in sette anni, dall’aggiudicazione all’anno dell’Expo, con il coinvolgimento di un network di università italiane e del ministero dell’Istruzione e del merito. “Insieme”, sul fronte del sociale, significa lo sviluppo di un “programma volontari” intergenerazionale (nel periodo di apertura di Expo si stima la presenza di circa 19mila volontari, più altri 1.373 per l’area servizi medici) e la completa accessibilità del sito per le persone con disabilità. “Insieme” vorrà dire, ancora, valorizzare il patrimonio culturale e la creatività delle comunità attraverso la lente della solidarietà e dei diritti umani.