La moda maschile in forte crescita, oltre 11 miliardi di fatturato

Dopo un 2021 chiuso per il menswear italiano in aumento del +15,2%, anche nel corso dell’anno appena terminato la moda uomo si è mantenuta, come del resto la filiera Tessile-Abbigliamento nel suo complesso, in area positiva. Secondo le stime elaborate dal Centro Studi di Confindustria moda, infatti, il settore dovrebbe archiviare il 2022 con un fatturato attorno agli 11,3 miliardi di euro, in crescita del +20,5% sull’anno precedente.

L’anno del menswear

Il comparto, in un’accezione che comprende la confezione e la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle, ha così superato i livelli pre-Covid: il turnover del 2019 era pari, infatti, a 10,1 miliardi di euro. Nel 2022 il segmento uomo è stimato coprire il 18,3% della filiera Tessile-moda italiana. Con riferimento ai singoli micro-comparti, nel 2022 risultano tutti interessati da un ritorno in territorio positivo. Secondo quanto risulta dal rapporto “La moda maschile italiana nel 2022-2023”, elaborato dal Centro Studi di Confindustria Moda per Smi in occasione di Pitti Uomo 103 (Firenze, 10-13 gennaio), a fronte di una vivace crescita dei flussi di importazioni dall’estero, nel 2022 il valore della produzione (si ricorda che tale variabile si propone di stimare il valore dell’attività produttiva svolta in Italia, al netto della commercializzazione di prodotti importati) presenta un incremento, stimato nella misura del +8,5% rispetto al 2021.

I valori di esportazioni e importazioni

Dopo il brusco stop registrato nel 2020 (-16,7%), le esportazioni di moda uomo nel 2021 sono tornate in territorio positivo (+13,4%): tale dinamica favorevole sarà confermata, con ritmi ancor più sostenuti, anche per il 2022. Per l’export si stima, infatti, una variazione su base annua pari al +26,1%; il livello complessivo delle vendite estere passerebbe, dunque, a poco meno di 8,4 miliardi di euro. L’incidenza dell’export sul fatturato totale del comparto risulterebbe, pertanto, pari al 73,8%. Anche relativamente all’import (crollato del -20,1% nel 2020 ma in parziale recupero nel 2021, +8,0%) si profila una crescita, ben più vivace rispetto a quella dell’export, stimata al +44,3% nei dodici mesi; l’ammontare totale delle importazioni settoriali passerebbe così a circa 5,8 miliardi. Visto il suddetto andamento degli scambi con l’estero, per l’attivo commerciale settoriale si prevede una lieve flessione (stimata in 41 milioni in meno rispetto al consuntivo 2021); il surplus complessivo dovrebbe assestarsi, infatti, sui 2.606 milioni nell’intero anno.