Quarant’anni fa in Italia vivevano 15 milioni di bambini e adolescenti. Adesso sono 10 milioni: questa è la denatalità. I pensionati, che erano un quarto della popolazione, adesso sono un terzo. In questa forbice che tende ad allargarsi c’è l’emergenza demografica, minaccia più insidiosa di qualsiasi crisi economica perché ne promette una strutturale e irrimediabile, quando i pochi non basteranno più a garantire le pensioni e le cure dei molti. In Italia il crollo della natalità è tra le cause di quell’altro enorme spreco che è lo spopolamento. Un fenomeno che si guadagna spazi esigui sui giornali, che si occupano molto di populismo e poco di popolazione. Tra il 1981 e il 2019 ben 3.805 comuni hanno visto diminuire mediamente del 22% il numero dei residenti. Molti di questi comuni negli ultimi cinquant’anni hanno perso più della metà dei residenti e adesso la loro sopravvivenza coincide con quella dell’identità paesaggistica, storica e culturale del nostro paese. Particolarmente critica è la situazione delle aree interne (cioè dei territori più distanti dai servizi essenziali) e in particolare dei comuni montani, che sono circa un terzo degli 8.000 comuni italiani. Tra il censimento del 1951 e la fine del 2019, la loro popolazione è passata dal 17,5 al 12,1% di quella nazionale. Si sono persi circa 900.000 residenti.
Convincere i giovani ad invertire la denatalità
La desertificazione demografica colpisce soprattutto le località appenniniche del Centro-Sud. Sono stati spazzati via interi comuni delle province di Isernia, Potenza, L’Aquila. Presidio idrogeologico e della biodiversità, custode della qualità dell’aria e della qualità delle acque – dunque della qualità della vita – la montagna in Italia conosce fortune alterne. In genere da quei luoghi si emigra, lo storico Fernand Braudel concepiva la montagna come “una fabbrica di uomini al servizio altrui”. Ma è un destino a cui ci si può sottrarre. Servono politiche pubbliche adeguate, risorse investite in infrastrutture e reti informatiche, servizi come sanità, istruzione e trasporti, incentivi ai distretti industriali specializzati e alle produzioni agricole di qualità. Sono numerose le iniziative per riportare vita e persone nei borghi e per convincere i giovani a non andarsene. Ci sono piccoli comuni che per contrastare lo spopolamento mettono in vendita le case disabitate a un prezzo simbolico, altri che concedono un contributo mensile a chi prende la residenza e apre un’attività, altri ancora che offrono dispositivi tecnologici e connettività.
Sportello unico
Nasce in questo contesto il progetto Polis di Poste Italiane, che vuole favorire la coesione economica, sociale e territoriale del Paese e il superamento del digital divide nei piccoli centri e nelle aree urbane dei comuni con meno di 15mila abitanti, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi che l’Unione Europea e l’Italia si sono date con il piano Next Generation EU. Grazie alla rete che li collega e alla tecnologia che li caratterizza, settemila uffici postali diventeranno uno sportello unico dove i cittadini potranno richiedere numerosi servizi della pubblica amministrazione. Polis è il primo progetto presentato da un’azienda italiana ad aver ottenuto l’autorizzazione dalla Commissione europea, in particolare per l’esame sulla quota del finanziamento, per 550 milioni, che ricade nella normativa sugli aiuti di Stato.
Nessuno rimanga indietro
Polis è un progetto da 1,12 miliardi di euro, finanziato con 800 milioni attraverso il piano complementare del Pnrr e per il resto da Poste. Per le realtà locali si tratta di un beneficio enorme. Gli abitanti del comune di Balme, in provincia di Torino, ad esempio, hanno il tribunale a una distanza di 65 chilometri, l’Inps a 39 chilometri, i carabinieri a 12 chilometri. Per ottenere 8 certificati oggi devono percorrere 241 chilometri. In futuro non sarà più così, troveranno ciò che cercano all’ufficio postale, con un beneficio per loro stessi e per l’ambiente. Nei piccoli comuni saranno installati 3mila ATM evoluti, 4.800 postazioni per l’erogazione dei servizi pubblici self -service, 4.800 lockers per la consegna di pacchi e altri beni attivi 24 ore su 24, 4.800 vetrine informative interattive, 4mila colonnine di ricarica per veicoli elettrici. È inoltre prevista l’installazione di 1.000 impianti fotovoltaici e di 4.800 sistemi di smart building e sensori di monitoraggio ambientale. In molti casi, le aree davanti agli uffici postali saranno utilizzate per iniziative sociali e ospiteranno degli armadi digitali con i quali erogare servizi operativi 24 ore su 24. Con il progetto Polis, Poste si candida a guidare la transizione digitale del Paese, potendo contare sul sostegno delle istituzioni a cominciare da quella più autorevole. Ha detto il presidente Mattarella che “il progetto Polis, lo sportello unico di Poste per tutti i Comuni, particolarmente a garanzia dei piccoli centri, dimostra la vicinanza alle persone e ai territori che l’azienda ha confermato in questi anni. Ed è un impegno a far sì che nessuno rimanga indietro”.
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