Roma, 1 mar – L’Istat certifica il rallentamento dell’economia italiana che archivia il 2018 con una crescita del Pil in volume dello 0,9% rispetto all’1,6% dei dodici mesi precedenti. E da altri dati arrivano indicazioni sull’ulteriore frenata nei prossimi mesi. L’indice Pmi manifatturiero dell’Italia infatti scende ai nuovi minimi da maggio 2013. A febbraio il relativo indice rilevato da Ihs Markit ha segnato un ribasso a 47,7 punti da 47,8 di gennaio. L’attività del comparto risulta in contrazione (sotto la soglia dei 50 punti) per il quinto mese consecutivo. Il dato è comunque leggermente migliore rispetto alle attese degli economisti che avevano preventivato un ribasso a 47,2 punti.

Anche nel resto dei paesi euro le indicazioni sono piuttosto negative. L’indice Pmi dell’area euro ha registrato la prima contrazione da giugno 2013, scendendo al di sotto della soglia di non cambiamento di 50. A febbraio l’indice Pmi di Markit si è attestato a 49,3, in discesa dal 50,5 di gennaio. La contrazione di febbraio è stata causata dal più forte crollo dei nuovi ordini da aprile 2013. Il difficile clima internazionale caratterizzato da problematiche di natura politica e commerciale, ha determinato che le esportazioni, incluso il commercio intra-eurozona, sono diminuite per il quinto mese consecutivo e al tasso maggiore in più di sei anni.

Tornando ai dati diffusi dall’Istat il debito pubblico italiano dopo due anni è tornato a salire al 132,1% del Pil contro il 131,3% del 2017, nuovo record. A dicembre scorso il governo aveva previsto per il 2018 che il debito si attestasse al 131,7% del Pil. Sempre nel 2018 il rapporto tra deficit e Pil si è attestato al 2,1%, in miglioramento rispetto al 2,4% del 2017, anno su cui avevano pesato anche gli effetti dei salvataggi delle banche in crisi. Le previsioni del governo indicavano a dicembre scorso un deficit per l’anno pari all’1,9% del Pil. Quello del 2018 è il livello più basso dal 2007, quando il deficit si attestò all’1,5% del Pil.

La pressione fiscale misurata in rapporto al Pil nel 2018 è rimasta stabile al 42,2% allo stesso livello del 2017. Nell’aggiornamento delle stime macroeconomiche pubblicato a dicembre, il governo aveva previsto che la pressione fiscale si attestasse nel 2018 al 41,9% del Pil.