Roma, 28 mar – Le pensioni vigenti al primo gennaio 2019 sono 17.827.676 di cui 13.867.818 di natura previdenziale, cioè prestazioni che hanno avuto origine dal versamento di contributi previdenziali (vecchiaia, invalidità e superstiti), durante l’attività lavorativa del pensionato; le rimanenti, costituite dalle prestazioni erogate dalla gestione degli invalidi civili (comprensive delle indennità di accompagno) e da quella delle pensioni e assegni sociali, sono di natura assistenziale, cioè prestazioni erogate per sostenere una situazione di invalidità congiunta o meno a situazione di reddito basso. Lo ha reso noto l’Inps.

L’importo complessivo annuo risulta pari a 204,3 miliardi di euro di cui 183 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali. Il 49,7% delle pensioni è in carico alle gestioni dei dipendenti privati delle quali quella di maggior rilievo (95,6%) è il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti che gestisce il 47,5% del complesso delle pensioni erogate e il 60,7% degli importi in pagamento. Le gestioni dei lavoratori autonomi elargiscono il 27,7% delle pensioni per un importo in pagamento del 24,2% mentre le gestioni assistenziali erogano il 22,2% delle prestazioni con un importo in pagamento pari al 10,4% del totale.

Nel 2018 sono state liquidate 1.135.294 pensioni delle quali la metà di natura assistenziale. Gli importi annualizzati, stanziati per le nuove liquidate del 2018 ammontano a 11,3 miliardi di euro, che rappresentano circa il 5,5% dell’importo complessivo annuo in pagamento al primo gennaio 2019.

Le prestazioni di tipo previdenziale sono costituite per il 66,8% da pensioni della categoria vecchiaia di cui poco più della metà (56,5%) erogate a soggetti di sesso maschile, per il 6,6% da pensioni della categoria Invalidità previdenziale di cui il 52,6% erogato a maschi e per il 26,6% da pensioni della categoria Superstiti che presentano un tasso di mascolinità pari al 12,2%.

Analizzando le sottocategorie si osserva che circa il 77,1% delle pensioni di anzianità/anticipate sono erogate a soggetti di sesso maschile, mentre tale percentuale si abbassa al 36,0% per le pensioni della sottocategoria vecchiaia. Anche nell’invalidità previdenziale c’è una distinzione per genere nelle sottocategorie; infatti le due tipologie di prestazione istituite dalla legge 222/84 presentano una preponderanza del genere maschile e precisamente il 67,0% per l’assegno di invalidità e il 71,2% per la pensione di inabilità; mentre le pensioni di invalidità decorrenti prima della suddetta legge hanno un tasso di mascolinità del 31,9%, dovuto naturalmente all’età elevata dei titolari di queste prestazioni e alla maggiore longevità delle donne.

L’importo medio mensile della pensione di vecchiaia è di 1.196,98 euro e presenta il valore più elevato nel settentrione con 1.283,52 euro. Gli uomini percepiscono pensioni mediamente più elevate rispetto alle donne, arrivando ad essere quasi il doppio (+90,5%) nel settentrione per la categoria vecchiaia. Si osserva che gli importi medi mensili delle pensioni i cui titolari risiedono all’estero sono molto bassi; il fenomeno è spiegabile in larga misura dal fatto che molte di queste pensioni sono erogate in regime di convenzione internazionale, cioè i percettori hanno maturato il diritto in diversi Paesi e l’Italia paga solamente la parte di propria competenza.