Roma, 1 apr – Il contesto normativo europeo, tracciato dalla direttiva PSD2 sui sistemi di pagamento, segna l’avvio di una significativa revisione del sistema di riserve regolamentari di attività bancarie, finanziarie e assicurative. PSD2, infatti, configura nei conti di pagamento delle facilities “necessarie” per la fornitura ai consumatori di nuovi “servizi di pagamento” online e di servizi derivabili dall’operatività del servizio di informazione sui conti. E’ quanto emerge dall’ultimo Quaderno della Consob dedicato al Fintech.

L’Account Information Service, quale disciplinato da PSD2, offre all’utente finale il quadro aggregato della propria situazione finanziaria, delle entrate e delle uscite di fondi, senza limitazioni o ostacoli derivanti dal fatto di detenere conti di pagamento presso uno o più prestatori di servizi di pagamento (PSPs). Il perimetro di operatività è strettamente connesso ai servizi di pagamento, alla disponibilità di conti on line e alla necessaria autorizzazione da parte del cliente finale.

Peraltro, la finalità dell’Account Information Service potrebbe evolvere, data la materia “liquida” delle informazioni, dalla semplice aggregazione delle informazioni per la sola prestazione di un servizio informativo, verso servizi a maggiore valore aggiunto per il cliente. In tal caso, potrebbe essere utile sia per i competitor di matrice bancaria valutare l’adozione di modelli di business, basati su piattaforme tecnologiche in grado di cogliere questa opportunità, sia per gli operatori non bancari valutare l’appetibilità di un’area di business nella quale il patrimonio informativo potenziale sul cliente è elevato e di alta qualità.

L’evoluzione dei servizi di “informazione sui conti” potrebbe, infatti, prevedere di abbinare al “mero” servizio informativo, “passivo”, rappresentato dal consolidamento e/o aggregazione delle informazioni relativamente a uno o più conti di pagamento, anche l’analisi e l’elaborazione attiva di tali informazioni a favore del cliente, nonché la condivisione in via ordinaria e strutturale con imprese e soggetti terzi delle informazioni raccolte e trattate, “per conto” e nell’interesse del cliente, titolare delle informazioni, nel rispetto della normativa sulla tutela dei dati personali.

Questo “valore aggiunto”, connesso al trattamento delle informazioni, potrebbe essere strumentale a migliorare la prestazione di servizi di valutazione del merito creditizio, di pianificazione finanziaria e delle abitudini di spesa, di «consulenza in materia di investimenti», «gestione di portafogli», consulenza patrimoniale, previdenziale e/o assicurativa, nel rispetto delle normative specifiche di ciascuna area di attività.

L’accesso aperto e condiviso alle informazioni di pagamento e il relativo trattamento attraverso i servizi forniti da Third Party Service Providers, anche non di natura finanziaria, presenta, dunque, potenziali benefici per la clientela, i rischi connessi sono, però, significativi. Tra questi, si segnalano anche i rischi associati all’aumento dei soggetti, abilitati ad operare nel nuovo e più articolato “sistema di creazione del valore” dell’intermediazione finanziaria, con conseguente potenziale riduzione dei margini e dei profitti degli operatori coinvolti, nonché il generalizzato aumento della vulnerabilità del sistema e quindi delle spese relative alla cybersecurity.

Lo sviluppo dei servizi di Account Information potrebbe, infatti, rendere il modello di banca universale, full service, sempre meno sostenibile e competitivo, con il rischio di diventare in futuro poco attrattivo anche per l’utente finale, inducendo la destrutturazione dell’attuale modello di business bancario verso un approccio più aperto e interconnesso. D’altra parte, le banche hanno in questa dinamica competitiva una governance dei rischi e sistemi di controllo della qualità e della sicurezza dei dati che possono essere sfruttati come elemento distintivo rispetto ai competitor non bancari.

Gli investimenti fatti dalle banche per accrescere la qualità dei dati, la robustezza del sistema dei controlli, la protezione dei clienti finali e le verifiche ad essi connesse, rispetto alla complessa normativa finanziaria, compresa quella in materia di antiriciclaggio, rendono i database bancari protetti e di elevata qualità. Questi punti di forza potrebbero favorire la rivisitazione dei modelli di business bancari verso “better bank”, capaci di sfruttare i vantaggi dell’interfaccia digitale con la propria clientela.

Il trend e la velocità di sviluppo di queste forme di innovazione, in particolare gli Account Information Service, non sono prevedibili in modo univoco, data anche la scarsa conoscenza da parte del mercato delle logiche di open banking.
La ricerca condotta sulla popolazione dei consulenti finanziari in Italia, certificati dalla European Financial Planning Association (EFPA) e individuati come soggetti in grado di intercettare l’evoluzione della domanda di servizi da parte degli utenti finali, rivela un livello di conoscenza del fenomeno ancora piuttosto limitato: solo il 15% dei rispondenti conosce il servizio di Financial Data Aggregator (FDA) e il 12% gli Account Information Services (AIS), anche se il livello di interesse cresce tra i consulenti più giovani.