Roma, 2 apr – La crescita del Pil della zona euro rimane debole e si intravedono rischi al ribasso a seguito di possibili inasprimenti dei conflitti commerciali e una eventuale ‘hard-Brexit’. E’ quanto emerge dall’Eurozone economic outlook diffuso dall’Istat e realizzato insieme a Ifo Istitute e Kof.

A fronte di una decelerazione dell’economia mondiale, accompagnata da quella del commercio internazionale, il Pil dell’area euro ha registrato un rallentamento nella seconda parte del 2018. Nell’intero anno il Pil è aumentato dell’1,8% (+2,4% nel 2017). Nel quarto trimestre l’incremento del Pil dell’area dell’euro è rimasto debole (+0,2%, rispetto al +0,1% in Q3). Il rallentamento, dovuto all’indebolimento della crescita degli investimenti fissi lordi e della domanda estera netta, ha riguardato in particolare la Germania (0,0%) e l’Italia (-0,1%) mentre Francia e Spagna hanno mantenuto una dinamica positiva (rispettivamente +0,3% e +0,6%).

L’evoluzione della produzione industriale condizionerà quella del Pil che è atteso migliorare su ritmi contenuti nel primo trimestre (+0,2%) per mostrare una lieve accelerazione nei due trimestri successivi (+0,3%).

Il mercato del lavoro mantiene un orientamento favorevole segnando un ulteriore aumento del numero di persone occupate (+0,3% la variazione congiunturale in T4) e un livello contenuto del tasso di disoccupazione (7,8%).

Le favorevoli condizioni del mercato del lavoro e gli aumenti salariali dovrebbero continuare a sostenere le spese per consumi delle famiglie anche nei prossimi mesi. Le spese per consumi privati sono previste aumentare nel primo trimestre (+0,3%) e nei due trimestri successivi (+0,4%).

Il livello attuale di utilizzo della capacità è diminuito per la seconda volta di seguito nel primo trimestre del 2019, mantenendosi comunque su valori elevati. La crescita degli investimenti è, quindi, attesa proseguire sia nel primo trimestre (+0,3%) sia nel secondo e nel terzo trimestre 2019 (+0,4%).

L’attuale scenario di previsione, viene sottolineato, “è caratterizzato da diversi rischi al ribasso legati all’acuirsi delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti, all’evoluzione della Brexit e a un più generale rallentamento dell’economia mondiale”.