Roma, 5 apr – Le prospettive dell’economia mondiale restano caratterizzate dalla presenza di rischi al ribasso. Il processo di Brexit è rimasto incompiuto; i negoziati tra Stati Uniti e Cina sono ancora in corso e non si può escludere l’implementazione di nuove misure protezionistiche con ulteriori ricadute negative sul commercio mondiale. E’ l’allarme lanciato dall’Istat nella nota sull’andamento dell’economia.

L’economia cinese, tra i principali driver della crescita internazionale, continua a mostrare segni di rallentamento anche se, contrariamente alle attese, a marzo le prospettive per il settore manifatturiero cinese, misurate dall’indice pmi di Caixin/Markit, sono migliorate per la prima volta da quattro mesi.

A gennaio, dopo un 2018 che ha segnato una netta decelerazione del commercio mondiale rispetto all’anno precedente, gli scambi internazionali di merci in volume sono aumentati del 2,3% su base congiunturale, più che compensando il calo di dicembre (-2,1% m/m). I segnali provenienti dagli indicatori anticipatori globali continuano, tuttavia, a essere negativi. Tra i paesi avanzati, alla fine dello scorso anno, si è confermato il decoupling tra area euro e Stati Uniti dovuto in buona parte alla differente intonazione della politica di bilancio. Nel 2018, infatti, l’espansione fiscale è stata una delle principali determinanti del dinamismo dell’economia americana. Nonostante la decelerazione negli ultimi due trimestri, l’anno si è chiuso con un incremento del Pil Usa del 2,9% a fronte di una crescita dell’1,8% nell’area euro. Nei primi mesi di quest’anno, tuttavia, anche negli Stati Uniti sono iniziati a emergere segnali di raffreddamento dell’economia.

A marzo, infatti, la fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board è scesa a 124,1 da 131,4 di febbraio con un calo diffuso alle aspettative e alla situazione corrente.
Nella zona euro, nel quarto trimestre 2018 l’incremento del Pil si è confermato modesto (+0,2% da +0,1% del terzo) a causa dell’indebolimento della crescita degli investimenti fissi lordi e della domanda estera netta che ha riguardato in particolare Germania e Italia. I principali previsori per l’area euro suggeriscono univocamente che la dinamica del Pil resterà debole in corso d’anno. In base allo Eurozone Economic Outlook nei primi tre trimestri dell’anno, l’economia euro continuerà a crescere a ritmi modesti sostenuta dalla domanda interna.

Le prospettive per i prossimi mesi rimangono incerte: a marzo, l’Economic Sentiment Indicator per l’area dell’euro, elaborato dalla Commissione europea, ha registrato un’ulteriore flessione segnando il decimo calo consecutivo. La disaggregazione settoriale mostra ancora un netto peggioramento della fiducia nel manifatturiero, dove le imprese danno giudizi sfavorevoli sui successivi tre mesi, minori ordinativi e scorte di prodotti finiti in aumento. Nel dettaglio nazionale, l’Esi è migliorato in Spagna e in Francia mentre è diminuito in Germania e in Italia. Nello stesso periodo, anche l’indicatore euro-coin è sceso per il quinto mese consecutivo, suggerendo il proseguimento della fase di moderazione della crescita economica. Il risultato è dovuto al pessimismo delle imprese manifatturiere e alla debolezza del commercio internazionale.