Milano, 16 ago – Si tratta sicuramente di un evento editoriale di primo piano, tanto da meritarsi, nei giorni scorsi, la prima pagina dell’edizione internazionale del New York Times: per la prima volta l’opera di J.D. Salinger, il leggendario autore de “Il giovane Holden”, sarà pubblicata in digitale. Un evento che spalanca una porta tecnologica su uno scrittore che ha scelto di vivere la seconda parte della sua vita in una sorta di volontaria reclusione, alimentando l’attenzione su una vicenda personale e culturale drammatica, estremamente complessa ed enigmatica. Tanto da farlo diventare una sorta di feticcio, proprio per il fatto di avere deciso di, in un certo senso, fuggire dal mondo, (anche) per via del fatto che i lettori di Holden volevano fare di lui un feticcio e un maestro di vita. Cosa rispetto alla quale, e come dargli torto, aveva senso solo darsela a gambe il più in fretta possibile.
Ovviamente la storia è più complessa di così, ma, dovendo
sintetizzare, lo schema potrebbe avere una sua coerenza.

Il punto, però, è che, al netto delle vicende biografiche, che ruotano inevitabilmente intorno alla partecipazione di Salinger alla Seconda Guerra mondiale (dallo sbarco in Normandia all’orrore assoluto della battaglia nella foresta di Hurtgen), quello che conta è l’opera dello scrittore, la sua influenza e la sua perdurante attualità, come dimostrano, forse addirittura più di Holden, i suoi racconti. Per questo, oltre che per le tematiche che quasi sempre riguardano il mondo giovanile, ha senso pensare che la digitalizzazione, approvata dalla famiglia dello scrittore e in particolare dal figlio Matt, avvicini a Salinger le nuove generazioni di lettori, di cui, ovviamente, questo nostro mondo ha un disperato bisogno. E dunque l’operazione dell’editore Little Brown ha un valore indiscutibile, anche perché permetterà di portare per la prima volta in formato di libro anche alcuni scritti inediti. Ma, come ogni storia complessa che si rispetti, anche questa può nascondere un’altra faccia della medaglia.

E’ nota infatti la frase di Salinger sul fatto che “pubblicare è una terribile invasione della mia privacy” ed è noto che, pur avendo scritto in maniera ossessiva per tutta la vita (perfino durante le battaglie in Europa rannicchiato nelle buche, come ha raccontato la bella biografia dedicatagli da Kenneth Slawenski) la bibliografia ufficiale annovera solo quattro libri, nessuno dei quali di particolare lunghezza: “Il giovane Holden”, “Nove racconti”, “Franny e Zooey” e “Alzate l’architrave, carpentieri – Seymour. Introduzione”. Una scelta, che oggi possiamo certamente immaginare dolorosa, e per questo importante, da rispettare, verrebbe da scrivere. D’altra parte il valore della lezione di Salinger, il suo avere influenzato generazioni di scrittori venuti dopo di lui, sono dati di fatto accademici e culturali che non si possono negare.
Così come non si può negare, e Matt Salinger lo ha capito dopo avere passato, parole sue, tutta la vita a “proteggere” suo padre, come il nome stesso dello scrittore, da solo, sia un brand culturale straordinario, da gestire con i dovuti modi, ma andando oltre il semplice silenzio.

La notizia della pubblicazione degli ebook in qualche modo segna la fine della lunga ribellione di Salinger e dei suoi strani personaggi, Holden Caulfield e i fratelli Glass su tutti, ma anche quella indimenticabile e sconcertante ragazzina chiamata Esmé, protagonista del suo racconto forse più bello in assoluto. Una ribellione che era, appunto, giovanile, con tutte le componenti di ostinazione, ingenuità e desiderio di assoluto che si portava dietro. In un mondo sempre più connesso le storie di Salinger erano rimaste radicalmente offline, e, dalla nostra prospettiva, questo era fino a pochi giorni fa il segno più evidente della contemporaneità (problematica, certo) anche di questa parte della sua lezione di ribelle e nemico dei compromessi.