Roma, 17 set – Il total tax rate (Ttr) per artigiani e piccole imprese arretra con decisione. E’ la proiezione per l’anno in corso elaborata da “Comune che vai, fisco che trovi 2019”, il tradizionale rapporto annuale dell’osservatorio Cna sulla tassazione delle Pmi. L’aliquota fiscale totale media sui profitti delle piccole imprese quest’anno scenderà sotto il 60%: per la precisione al 59,7% contro il 61,2% del 2018, tornando quasi ai livelli del 2011 quando era al 59%. E’ il risultato dell’innalzamento al 50% della deducibilità Imu sugli immobili strumentali introdotta dalla legge di bilancio 2019 su pressione, in particolare, della Cna che ne ha fatto un cavallo di battaglia.

Giunto alla sesta edizione, il rapporto Cna analizza il peso del fisco sul reddito delle piccole imprese in 141 comuni, tra i quali tutti i capoluoghi di provincia. L’osservatorio calcola il Total tax rate e individua il Tax free day (Tfd), cioè il giorno della liberazione dalle tasse, vale a dire la data dalla quale gli imprenditori cominciano finalmente a produrre per loro stessi e per le famiglie liberandosi da un socio tanto inerte quanto esigente: l’amministrazione pubblica, centrale e locale. A differenza di altri organismi, anche internazionali, l’osservatorio Cna basa la sua analisi sull’impresa tipo italiana, con un laboratorio o un negozio, ricavi per 431mila euro, un impiegato e quattro operai dipendenti, 50mila euro di reddito.

La proiezione del rapporto Cna rivela che nel 2019 il Ttr per le piccole imprese italiane si attesta al 59,7%, calando dell’1,5% in un anno. Rispetto al 2014 la diminuzione è del 4,2%. Sul 2012 è del 4,8%. Il livello è vicino a quello del 2011, ma dello 0,7 ancora meno conveniente per gli imprenditori. Questo calo spinge indietro di qualche giorno anche il festeggiamento della liberazione fiscale, in media passato dal 10 al 5 agosto. Nel 2011 era il 2 agosto, ma l’anno dopo si era dovuto attendere il 22 agosto.

Bolzano diventa nel 2019 il comune capoluogo più virtuoso d’Italia con un Ttr pari al 53% e una riduzione dell’aliquota fiscale media dello 0,8 per cento. A seguire nella composizione della top ten, nell’ordine, Gorizia con il 53,1 per cento (-0,7 per cento), Udine con il 53,7 per cento (-0,8 per cento), Trento con il 54,1 per cento (-0,9 per cento), Belluno e Cuneo con il 54,5 per cento (per entrambe -0,5 per cento), Sondrio con il 54,8 per cento, Trieste con il 54,9 per cento, Carbonia con il 55 per cento e Pordenone con il 55,3 per cento.

Reggio Calabria rimane il capoluogo che maggiormente tartassa le piccole imprese con un Ttr del 69,8 per cento ma anche, va rilevato, con una riduzione del 3,6 per cento sul 2018. Bologna segue con il 68,7 per cento (e -3,5 per cento) e Roma con il 67 per cento (-2,5 per cento). A completare la decina di coda nel trattamento delle piccole imprese: Napoli con il 66,7 per cento (-1,5 per cento), Firenze con il 66,5 per cento (-3 per cento), Bari con il 65,8 per cento (-2,7 per cento), Catania con il 65,4 per cento (-3,6 per cento), Grosseto con il 65,3 per cento (-2,9 per cento), Salerno con il 65 per cento (-2,3 per cento) e Foggia con il 64,7 per cento (-2,1 per cento).