Roma, 12 nov – Poste Italiane non poteva mancare all’appello di Open House Napoli, l’evento che in un unico weekend ha aperto gratuitamente al pubblico oltre 100 edifici, offrendo visite guidate gratuite alla sede storica del palazzo di piazza Matteotti.

Nel weekend del 26 e 27 ottobre sono stati aperti al pubblico alcuni spazi solitamente non accessibili del Palazzo delle Poste di piazza Matteotti, inaugurato nel 1936 su progetto degli architetti Giuseppe Vaccaro e Gino Franzi, uno dei capolavori dell’architettura razionalista. Il percorso di visita ha previsto una mostra di foto della città e dell’edificio, tratte dalle collezioni dell’Archivio Storico di Fondazione FS e dell’Archivio Storico di Poste Italiane che cura anche la formazione dei volontari incaricati delle visite guidate al Palazzo. In programma, inoltre, la distribuzione di un pieghevole informativo curato dall’Archivio Storico, l’annullo filatelico speciale, la proiezione di filmati dedicati all’edificio e alle Poste a Napoli.

L’evento ha superato le aspettative con un boom di presenze: oltre 400 persone distribuite nei due giorni di apertura.

Di grande interesse la presentazione del libro “La fabbrica dell’innovazione”, di Alfonso Morone, docente di design all’Università Federico II di Napoli.

Il volume, pubblicato nel 2018 e realizzato in collaborazione con Archivio Storico di Poste Italiane, Fondazione FS, Archivio Vaccaro, così descrive l’essenza del Palazzo: “Un esempio magistrale di “opera totale” nella quale l’intensità del progetto è espressa coerentemente dalla scala dell’architettura a quella degli arredi, attraverso un controllo assoluto delle finiture. Una complessità che sottolinea un’aspirazione alla modernità che integra l’architettura e il disegno dell’arredo ai sistemi tecnologici impiegati nella costruzione per attivarne completamente gli ambiziosi obiettivi funzionali. Questa felice sintesi tra architettura e industria permette di definire il Palazzo delle Poste di Napoli come una vera “fabbrica dell’innovazione” cui hanno concorso, assieme ai progettisti, aziende espressione della punta avanzata dell’industria italiana degli anni Trenta. Un caso esemplare di quella progressione dell’arredo, avviata in Italia tra le due guerre, da una condizione prevalentemente artigianale verso una dimensione propriamente industriale che getterà le basi per l’affermazione del design italiano nel dopoguerra e che, allo stesso tempo, fornisce l’opportunità per una riflessione, quanto mai attuale, sul rapporto tra architettura e design”.