Gli effetti del Covid-19 hanno confermato come la chiave del successo per le imprese sia la sostenibilità. Banche d’affari, investitori, business angel concordano sull’opportunità di investire in aziende responsabili, in grado di gestire in modo adeguato i fattori Esg (ambientali, sociali e organizzativi). Cresce anche la consapevolezza da parte dei consumatori: il 79% del campione di un’indagine di Capgemini Research Institute afferma di star cambiando le proprie abitudini di acquisto sulla base di considerazioni etiche e ambientali e il 65% promette di agire in modo ancora più consapevole nella “nuova normalità” post-pandemia. I vertici delle grandi imprese non sono indifferenti a questo trend. Interpellati dal Global Compact nel report “Leadership for the decade of action” redatto con Russell Reynolds Associates, 98 Ceo su 100 ritengono che integrare i principi di sostenibilità sia essenziale per il successo del proprio business. Tanto più dopo la pandemia, appare chiaro che a sopravvivere e prosperare saranno le aziende che soddisfano i bisogni dei clienti usando in modo oculato le risorse del Pianeta, rispettando il territorio e creando un dialogo con i propri interlocutori.

Il fattore competenza
Altro nodo cruciale è quello delle competenze: avviare una simile transizione impone di intervenire su innumerevoli aspetti – dalla cultura aziendale alle certificazioni, passando per la selezione di fornitori e delle materie prime, ecc. –  che variano a seconda del settore di pertinenza. Considerato poi che gli standard sono in continua evoluzione, non è semplice poter contare su professionisti (interni o esterni) adeguatamente preparati.