Poste leader settore postale

È Poste Italiane il principale operatore del settore postale in Italia. Lo attestano i dati dell’Osservatorio sulle Comunicazioni, diffusi nei giorni scorsi dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, con riferimento al 2020. A dicembre scorso, il Gruppo ha fatto registrare il 38% della quota complessiva, sommando corrispondenza e consegna dei pacchi. Il dato è in flessione del 6,8% rispetto al 2019 ma vale la netta leadership davanti a BRT con il 13,3 per cento (+1,6%) e ad Amazon, che con una crescita di 5,1 punti percentuali rispetto a dicembre 2019 sale al 10,9 per cento.

Ricavi in crescita
Come conferma l’Agcom, il settore è comunque in crescita: su base annua, in media, i ricavi complessivi sono aumentati del 4,1%. Questo risultato positivo deriva da due tendenze di segno opposto, ormai in atto da tempo ma che, per effetto della pandemia, si sono ulteriormente rafforzate: da un lato la flessione dei servizi di corrispondenza, dall’altra la crescita di quelli relativi alla consegna dei pacchi. In particolare, lo scorso anno i primi hanno registrato una flessione del 25,6%, mentre i secondi sono risultati complessivamente in aumento del 21,7% (con quelli nazionali che evidenziano introiti in crescita del 32,1%). Le corrispondenti dinamiche dal lato dei volumi vedono una crescita del 36,9% nel numero di pacchi movimentati (+40,6% con riferimento alle sole consegne domestiche) e una flessione del 19,8% per i servizi di corrispondenza.

Gioco a due per la consegna pacchi
Nel quadro concorrenziale del settore, nella consegna dei pacchi Poste Italiane viaggia a braccetto con BRT. La nostra Azienda è infatti forte crescita, facendo registrare un +1,5% su base annua nel 2020 e toccando quota 18,1%, solo due decimi indietro al principale competitor (-0,5%). Tornando alla big picture, con sguardo ai ricavi unitari medi sempre su base annua, quelli dei servizi di corrispondenza mostrano una flessione del 7,3% mentre quelli relativi alla consegna dei pacchi nazionali e internazionali si sono ridotti rispettivamente del 6,0% e dell’11,2 per cento.