Vi si leggono espressioni di una bellezza fulminante nella loro concisione che portano la mente a vagare in luoghi sconosciuti e attrattivi tra sogno e realtà. Eccone alcune: “Il linguaggio è la casa dell’essere. Nella sua dimora abita l’uomo. I pensatori e i poeti sono i custodi di questa dimora”. “Prendersi a cuore una cosa o una persona nella sua essenza vuol dire amarla, volerle bene”. “L’uomo è il pastore dell’essere”. In realtà “Lettera sull’umanismo” è un saggio di filosofia tra i più importanti per capire il pensiero di Martin Heidegger, forse il filosofo più rappresentativo del Novecento, autore di “Essere e tempo”, un’opera che ha segnato in filosofia una svolta secolare.
Saggio in forma di lettera
Quella sull’umanismo è una lettera in forma di vero e proprio saggio, scritta nel 1946, nel pieno degli scenari sconvolti non solo dalla guerra mondiale, ma dalla malia dell’esistenzialismo di Jean Paul Sartre. Esattamente dieci anni prima un’altra opera era apparsa sull’umanesimo integrale a firma di Jacques Maritain divenuto bandiera dell’impegno politico e sociale democratico di schiere di giovani cattolici. Heidegger viene invitato a tessere un dialogo con Sartre. Il suo scritto è infatti una risposta a una lettera di Jean Beaufret, suo estimatore francese, che gli chiedeva come ridare un senso alla parola “umanismo”, capire meglio il problema della coscienza e il suo rapporto con l’essere.
Cosa fare dell’uomo
“Lettera sull’umanismo” di Martin Heidegger è un testo che ha fatto molto discutere perché cerca di chiarire il che fare o non fare dell’uomo in un mondo che appare in maniera crescente e inarrestabile dominato dalla tecnica. E in questo mondo diventa urgente chiarire sempre meglio sia l’essenza dell’umanità sia il modo d’essere dell’esistenza umana, spaesata sempre più in un’epoca di cambiamenti sconvolgenti e preparatori di un cambiamento di epoca. Lo stesso Heidegger si trova a interrogarsi sul significato dell’umanesimo in un periodo tra i più bui della sua vita alle prese sul finale con la minaccia di sospensione della sua professione in attesa del giudizio della Commissione che indagava sui presunti suoi rapporti con il nazionalsocialismo.
Problema filosofico e politico
L’umanesimo in quegli anni – ma come ancora possiamo constatare al presente – era sentito come un problema filosofico e politico, un modo di capire e vivere la vita umana. Quale genere di vita avesse un senso davvero umano e valesse la pena di vivere. Rispondere alla domanda: che cosa e chi è l’uomo era stato oggetto della sua ricerca giovanile. Lettera sull’umanismo era in linea con la ricerca esistenziale sull’umanità impoverita e prigioniera della colonizzazione tecnologica. Per Heidegger umanismo è questo: “meditare e curarsi che l’uomo sia umano e non non-umano, cioè al di fuori della sua essenza”. Infatti, l’umanità dell’uomo “riposa nella sua essenza”.
Essere e tempo
“Lettera sull’umanismo” è anzitutto una sfida all’intelligenza a focalizzarsi sull’essere e il tempo; una cavalcata del pensiero che cerca di forzare la comprensione dell’essere e dell’esistenza dell’uomo: definirlo “animale razionale” non basta più all’Heidegger che, disincantato dalla vita, vuole andare fino al limite possibile dell’uomo di capire la metafisica. L’uomo nella sua essenza “secondo la storia dell’essere, è quell’ente il cui essere, in quanto esistenza, consiste nell’abitare nella vicinanza dell’essere. L’uomo è il vicino dell’essere”. In definitiva, è tempo di porsi la domanda sull’essere, misteriosa radice che sorregge l’intera realtà. Vale ancora porsi la domanda su questa radice originaria. “Anche nei giorni che ci attendono restiamo dunque in cammino come viandanti, diretti nella vicinanza dell’essere”. E’ un modo vero, sentito, di ridare senso all’umanismo, ossia di dare risposte soddisfacenti al senso di essere uomini oltre l’animalitas, l’involucro organico del corpo spiegato scientificamente.