In questa intervista, realizzata dal magazine Postenews nel 2020, l’archistar Massimiliano Fuksas racconta la sua idea su come valorizzare i piccoli centri, un percorso intrapreso da Poste Italiane nella sua strategia a sostegno dei Comuni con meno di 5.000 abitanti.
Massimiliano Fuksas a metà aprile scorso ha rivolto, insieme ad altri architetti, un appello al Capo dello Stato Mattarella: un’esortazione perché l’Italia ragioni in maniera seria e puntuale oltre l’emergenza che ci ha travolto, in termini di futuro urbanistico e abitativo per una società che sarà costretta a convivere con il rischio di pandemie. Tra le proposte su cui riflettere secondo l’architetto Fuksas, anche la ripopolazione dei Piccoli Comuni, un tema che Poste Italiane porta avanti da due anni tramite impegni concreti. Abbiamo chiesto a Massimiliano Fuksas quale può essere il ruolo dei Piccoli Comuni in questo nuovo futuro e quale quello del Gruppo Poste, nel solco di ciò che è stato già avviato tra servizi e innovazione.
Fuksas, lei ha di recente sostenuto che la fuga dalle città a causa del Covid-19 potrebbe ridare linfa vitale ai piccoli comuni italiani. In che stato versano attualmente i nostri borghi?
“Il ritorno alla campagna, la fuga dalle città, potrebbe essere una delle conseguenze insediative dell’emergenza del Covid-19 poiché molte persone iniziano a sentire l’esigenza di spazi all’aperto, che la città non può offrire. I borghi italiani, un tempo linfa vitale e artistica dell’Italia, riversano in alcuni casi in situazioni compromesse, come ad esempio molti piccoli comuni degli Appennini quasi abbandonati: oggi abbiamo l’occasione per ripopolarli. C’è un enorme potenzialità nelle piccole realtà territoriali che, se ben gestite, possono diventare esempi concreti di efficienza e innovazione. Per rigenerare le campagne e renderle adatte alla nuova generazione di giovani digitali il primo passo è che i borghi e le loro vicinanze vengano dotate di infrastrutture tecnologiche al pari di quelle delle città (wi-fi ultra veloci, 5G, 6G) e che la casa, in qualità di primo presidio, venga ripensata secondo le nuove necessità”.
Dal punto di vista di un architetto, cosa manca e qual è il valore aggiunto dei piccoli comuni?
“I piccoli comuni sono per la maggior parte degli esempi urbani virtuosi da cui attingere, raccoglitori di cultura e tradizioni storiche, oltre che architettoniche. C’è però una frattura tra Nord e Sud. Nel Nord Italia, anche grazie alla maggiore affluenza turistica sono più attrezzati dal punto di vista infrastrutturale. Nel Centro e nel Sud purtroppo ad oggi molti centri riversano in condizioni di semi-abbandono, lontani dalle rotte turistiche e spesso privi di collegamenti con le città. Assistiamo a una vera e propria frammentazione e isolamento di tanti centri che avrebbero la potenzialità di diventare poli attrattivi, anche per le giovani generazioni. Come progettista vedo un’enorme potenzialità non sfruttata, bellissimi panorami che possono essere ripopolati e attrezzati secondo le nuove esigenze insediative. Enormi patrimoni architettonici spesso chiusi al pubblico, inutilizzati perché vittime di procedimenti burocratici troppo complicati, che invece potrebbero diventare poli culturali e di aggregazione sociale”.
Poste Italiane da due anni ha preso una serie di impegni con i Piccoli Comuni (suggellati peraltro da due importanti incontri alla Nuvola) per non chiudere gli uffici postali, aumentare gli hotspot wi-fi e gli Atm e, tra gli altri punti, anche accrescere l’educazione digitale di chi ci abita. Di quali di questi servizi c’è maggiore bisogno a suo avviso?
“Sono tutte iniziative fondamentali, soprattutto il potenziamento della rete internet. Senza innovazione digitale e tecnologica i piccoli comuni rischiano di non stare al passo con l’evoluzione delle grandi città e, di conseguenza, di restare ai margini degli insediamenti. Per lavorare e imparare in modalità “smart” le infrastrutture digitali devono essere diffuse ed efficienti, è impensabile immaginare che i piccoli comuni ne restino esclusi”.
Tra i punti di forza di Poste ci sono la capillarità e la presenza in ogni angolo d’Italia. Quale può essere a suo avviso il suo ruolo sociale in questa fase?
“Credo che la diffusione e il funzionamento del servizio pubblico sul territorio abbia mantenuto una sorta di senso di normalità nei cittadini, soprattutto negli anziani. È importante che il sistema pubblico funzioni a livello territoriale e gli esempi efficaci vanno presi come modello. Nella lettera inviata al Presidente Mattarella abbiamo parlato anche di questo a proposito del sistema sanitario. Una vera e propria infrastruttura territoriale diffusa composta da vari presidi, tra cui la casa, e non ridotta al solo ospedale”.