Il Palazzo delle Poste di Viterbo

La nostra grande bellezza: un viaggio tra i Palazzi storici di Poste Italiane alla scoperta dei tesori artistici e architettonici. Un itinerario sorprendente che coinvolge tutta l’Italia e aiuta a ripercorrere la storia del servizio postale.

Il Palazzo delle Poste di Viterbo in via Ascenzio, realizzato dall’architetto Cesare Bazzani, si presenta alla cittadinanza con un’immagine completamente rinnovata. Sono infatti terminati i lavori di restauro e ristrutturazione che, oltre a riportare all’antico splendore la facciate dell’edificio, hanno consentito di donare al Palazzo un tocco di modernità e di fascino in più con la realizzazione di un sistema di illuminazione esterna che ne valorizza l’insieme architettonico esaltando l’estetica e sottolineando i dettagli dei prospetti. L’obiettivo di questa soluzione è stato quello di creare, attraverso una distribuzione strategica della luce, una particolare percezione dell’edificio durante le ore notturne offrendo ai cittadini una diversa visione della bellezza di un edificio che, per la sua importanza e funzionalità, costituisce un punto di riferimento storico per i viterbesi. Il Palazzo delle Poste di Viterbo, infatti, oltre alla sede Filiale provinciale di Poste Italiane, ospita anche l’ufficio postale centrale della città.

Conservazione “estetica”

I lavori di ristrutturazione, iniziati nell’ottobre del 2019 a seguito dell’autorizzazione rilasciata dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, in quanto immobile soggetto a vincolo storico-artistico, hanno interessato anche alcuni elementi lapidei con interventi puntuali sulle parti in peperino maggiormente degradate, prevedendo inoltre l’eliminazione delle unità di trattamento aria collocate sui davanzali del prospetto di via Ascenzi, con il conseguente recupero del disegno originale degli infissi mediante il ripristino dei vetri. Importante per la conservazione “estetica” delle facciate ovvero per preservare la pulizia delle superfici dell’edificio, l’installazione di dissuasori anti-volatile nei punti sensibili.

Il cantiere del 1934

Il ministero delle Comunicazioni incaricò per la progettazione del Palazzo delle Poste e Telegrafi di Viterbo e per la direzione artistica l’architetto romano e accademico d’Italia Cesare Bazzani (1873-1939). Il cantiere venne aperto nella primavera del 1934 e concluso appena due anni dopo; solo nel gennaio del 1938 l’edificio venne consegnato formalmente all’utilizzatore. L’edificio sorge su un terreno di forma irregolare e occupa una superficie di circa 1100 metri, la facciata principale che si affaccia su via Ascenzi è lunga 60 metri e si sviluppa su tre piani oltre l’interrato, mentre il prospetto lungo vicolo Calabresi è lungo 25 metri e presenta un ulteriore livello; nella parte posteriore il fabbricato confina con via dei Magazzini, uno stabile di proprietà comunale e la porzione residuale di palazzo Calabresi. I due prospetti laterali sono spartiti in tre parti: la zoccolatura, corrispondente al piano seminterrato, è rivestita da conci di marmo peperino e distinta con un vistoso marcapiano sagomato; la fascia superiore, corrispondente al rialzato, è ricoperta anch’essa con conci di peperino ed estesa fino all’altezza dei davanzali delle finestre superiori; la banda intonacata, corrispondente alla parte aggiunta con la sopraelevazione, termina con un semplice cornicione della stessa roccia.

“Il Telegrafo” e “La Posta”

Sul prospetto lungo Via Ascenzi vi erano due statue in bronzo collocate in altrettante nicchie dedicate alla Posta e al Telegrafo. Oggi ne è rimasta una, “Il Telegrafo”, la cui attribuzione al viterbese Silvio Canevari è messa in dubbio da recenti studi che vogliono invece darne la paternità al concittadino Francesco Nagni. La seconda, denominata “La Posta”, fu asportata nel febbraio del 1942 per essere fusa e utilizzata nell’industria bellica. La torre del Palazzo delle Poste, alta più di trenta metri, ha l’orologio decorato con una cornice in terracotta riproducente i segni zodiacali, opera del 1935 dell’artista Publio Morbiducci.