Pensioni a domicilio:

Il racconto di Pierangelo Sapegno del 16 luglio 2020 con la testimonianza di un cliente al quale è stata consegnata la pensione dall’Arma dei Carabinieri, in virtù del protocollo firmato con Poste Italiane durante la prima fase della pandemia.

Davanti all’ufficio di piazza Repubblica, succursale 3 di Firenze, c’è ancora la fila che parte dall’ingresso, tutti distanziati a un metro l’uno dall’altro. Ci sono le macchine incolonnate al semaforo, che prima non c’erano nei giorni più duri del coronavirus, quando anche questa piazza era completamente vuota, consegnando al tempo un’immagine quasi assurda, come quella di un uomo nudo nella città. Solo quella fila di persone con le loro mascherine ci diceva che non eravamo spariti, che la vita in qualche modo continuava, che c’era qualcuno che teneva duro, come adesso, un presidio nel deserto, aspettando di vedere una luce in fondo all’orizzonte. Le Poste sono rimaste a custodire il suo e il nostro passato, e hanno cominciato poco alla volta a tornare com’era prima che tutto questo accadesse. A Firenze, racconta Roberto Giacomini, il Responsabile di Gestione Operativa della Filiale di Firenze 1, “erano chiusi una ventina di uffici e quelli aperti, tranne due, erano razionalizzati su tre giorni. Il 4 maggio gli uffici chiusi erano solo due, e cinque a giorni alterni. Tutto il resto della rete era di nuovo aperto, e diciotto erano già a doppio turno”. Nei giorni più duri hanno resistito, cercando di non abbandonare i clienti senza dimenticare l’attenzione per i dipendenti, “unendo sempre l’erogazione primaria di un servizio con la tutela della salute”.

Insieme ai carabinieri per consegnare le pensioni

Quando visitiamo l’Ufficio Postale, l’incubo che abbiamo vissuto non è ancora del tutto alle spalle. Ma nell’incrollabile luce della speranza c’è il senso del ritorno alla vita e al lavoro. Certi servizi, nati con l’emergenza, restano ancora, come quello che Poste Italiane ha firmato con i carabinieri per essere vicini alle persone più deboli: gli anziani. Grazie a questo accordo gli uomini dell’Arma continuano a portare le pensioni a casa di coloro che non possono andare a ritirarle. Come ha sottolineato il colonnello Pietro Carrozza, “in questo periodo abbiamo ricevuto spesso richieste d’aiuto da parte di anziani, le più svariate, a cominciare da quelli che avevano bisogno della spesa o di ritirare dei farmaci. L’Arma è vicina ai cittadini più deboli. Noi ci siamo sempre”. A Montelupo Fiorentino il primo che ha chiamato voleva sapere se fosse vera la notizia. “Sì, è vera”, gli ha risposto il militare dell’Arma al centralino. Ed era un servizio gratuito? Signorsì, neanche un euro. Anche se non era proprio per tutti. “Lei quanti anni ha?”, gli ha chiesto. Perché, come spiega il comandante della stazione, il luogotenente Gaetano Vulcano, “bisogna avere più di 75 anni”. Poi, una volta che hai fatto richiesta, arriva la macchina militare sotto casa e due carabinieri, “rigorosamente in divisa”, come sottolinea ancora Vulcano, bussano alla porta per consegnare la busta con i soldi. Questa iniziativa straordinaria svolge due funzioni: una di servizio e l’altra di prevenzione, visto che non aiuta soltanto gli anziani che non possono muoversi da casa nel periodo più grave dell’emergenza, ma impedisce anche che qualcuno di loro corra il rischio di essere rapinato all’uscita dell’ufficio postale subito dopo aver ritirato i soldi della pensione.

Una platea di 23mila pensionati

Il signor Dario, 82 anni portati con una certa eleganza bohemienne, la barba lunga e i capelli bianchi radi davanti e abbastanza voluminosi dietro, dice che gli hanno salvato la vita: “Era da gennaio che non riscuotevo più. Naturalmente avevo un piccolo gruzzolo da parte, ma ormai l’avevo già quasi tutto consumato. E avevo davvero paura, mi chiedevo come avrei potuto farcela, perché non potevo uscire di casa e non avevo nessuno che potesse andare a ritirare i soldi al posto mio”. Grazie a loro, dice guardando il maresciallo Gianni Rizzo e il carabiniere semplice che gli hanno appena consegnato la busta, “mi sento finalmente tranquillo”. I due militari hanno suonato alla sua abitazione di Sesto Fiorentino, “rigorosamente in divisa”, come diceva il luogotenente Vulcano, dopo essere passati dall’Ufficio Postale a ritirare anche i suoi arretrati. “Siamo venuti a portare la pensione”, ha detto il maresciallo Rizzo, tenendo in mano una cartella nera con dentro tutti i documenti, i contanti e le varie ricevute. Il signor Dario li ha fatti accomodare, ringraziandoli – “Dovere”, hanno risposto – ed era così grato che prima che andassero via ha deciso che fosse giusto pure da parte sua compiere un gesto di generosità, una donazione per la Protezione Civile. Il signor Dario è una delle 23mila persone a cui è indirizzata la convenzione fra le Poste e l’Arma, una platea non troppo allargata ma neppure così ristretta, perché comprende solo quei pensionati che rispondono a precisi requisiti, come ribadisce il maresciallo Gianni Rizzo: bisogna aver compiuto 75 anni, riscuotere la cifra in contanti, non aver delegato nessun altro ed essere da soli a casa.