“Per aiutare i cittadini entriamo anche a casa”: la missione dei portalettere

Il lavoro del portalettere non è solo quello di consegnare la posta. Così come quello del direttore di Ufficio o di filiale non è soltanto “far funzionare la macchina”. Ai dipendenti di Poste Italiane capita spesso, soprattutto nei piccoli centri, di andare direttamente a casa degli utenti per aiutare i cittadini. L’Eco di Bergamo racconta alcune storie.

Il direttore dell’ufficio di Riva di Sotto

Una delle storie è quella di Laura Paris, 63 anni, direttrice dell’Ufficio Postale di Riva di Sotto. Che poi è anche l’unica dipendente di quella sede: “Dirigo l’ufficio da una dozzina d’anni, non continuativi – dice – Non c’è tempo da perdere. Sono io e ancora io, altri dipendenti non ce ne sono. Ma la dimensione ristretta della comunità favorisce un rapporto che nei grandi uffici postali è impossibile tessere con la clientela”. Laura racconta di anziani che si trattengono più del dovuto per compilare bollettini e genitori che “fra una spedizione e l’altra finiscono per raccontare vita, morte e miracoli dei figli” “Ma qui è così- dice – il nostro lavoro è fortemente intriso di umanità. Lo è sempre stato, e lo è diventato ancor di più durante la pandemia. C’era paura, per gli utenti e per noi. Ma chiudere non è mai stata un’opzione”.

Mirko, il direttore di Camerata Cornelio

Più fresco il ruolo di direttore di Ufficio per Mirko Ruffoni, 36 anni, a capo di quello a Camerata Cornelio da luglio 2020. Anche lui è l’unico dipendente: “Essendo soli, senza colleghi, l’impegno è massimo e spesso anche complesso – spiega – Nonostante ciò non possiamo lesinare sulle relazioni con i clienti, che ormai conosciamo quasi tutti per nome A me è capitato di andare a casa di qualcuno di loro, dopo il lavoro, per aiutarli con alcune piccole incombenze tecnologiche”.

Centro di relazioni

Da chi chiede aiuto per lo Spid a chi cerca solo qualcuno con cui parlare dell’attualità, l’Ufficio Postale dei piccoli centri diventa un centro di relazioni. Ma non solo: “Nonostante tutti i tentativi di declinare vadano a vuoto – racconta Mirko – qualche cliente affezionato insiste per regalarci torte e biscotti, qualcuno ci porta pure salame e stracchino. E il loro modo di dirci grazie. Per esserci, per non averli lasciati soli”.