Le imprese sociali, cooperative e non, che devono avere come obiettivo statutario l’interesse generale della comunità, sono in netta crescita: in Italia ci sono 16mila imprese sociali (95% delle quali nella forma di cooperative sociali), con 460mila addetti, in maggioranza donne, con ricavi pari a circa 15 miliardi di euro. Un vero e proprio sistema imprenditoriale, dunque, che, però, è ancora molto poco conosciuto e troppo spesso sottovalutato, nonostante, ad esempio, i due terzi dei servizi di welfare prestati in Italia siano garantiti da imprese sociali. Lo hanno chiarito gli esperti intervenuti al terzo incontro dell’edizione 2022 della rassegna “Economia sotto l’ombrellone”, in svolgimento a Lignano Sabbiadoro e moderata dal giornalista di Eo Ipso, Carlo Tomaso Parmegiani, che si sono confrontati sul tema “Verso un’economia inclusiva: il ruolo delle imprese sociali”:

Le tipologie di assistenza

Le imprese sociali sono in massima parte cooperative sia di tipo A, e quindi cooperative di operatori che si occupano di riabilitazione nell’ambito della disabilità, della salute mentale, dell’assistenza a minori e anziani, sia di tipo B, e quindi cooperative di inserimento lavorativo che devono impiegare almeno il 30% di persone in condizioni di svantaggio come, ad esempio, invalidi, carcerati, persone in cura per dipendenze, ecc.

I riconoscimenti al settore

Le imprese sociali, la cui grande utilità è stata significativamente riconosciuta e sostenuta sia dall’Agenda Onu 2030 con l’obiettivo 8°, sia dal Piano d’azione per l’economia sociale approvato dalla Commissione Europea a dicembre 2021, hanno trovato una sistematizzazione, seppur con qualche eccessiva complicazione burocratica, anche nella riforma nazionale del Terzo Settore, ma continuano purtroppo a essere poco considerate.