Il risparmio con Poste è un punto fermo per gli italiani

Nel 2006, prima delle ultime tre recessioni che hanno colpito l’economia italiana, il reddito medio delle famiglie era superiore di quasi 8 punti percentuali rispetto al 2020. Ciò malgrado – o forse proprio per questo – negli ultimi anni il risparmio è aumentato oltre ogni aspettativa. Oggi la ricchezza finanziaria degli italiani ammonta a 5.256 miliardi di euro, con una crescita di quasi 1.700 miliardi (+50%) nell’ultimo decennio. Alla ricerca del giusto equilibrio tra sicurezza e rendimento, sempre più spesso i capitali hanno preso la via del risparmio postale, che ha visto crescere costantemente il suo peso rispetto al totale delle attività finanziarie delle famiglie. In un momento di grande incertezza, tra crisi energetica e annunci di recessione, con l’inflazione galoppante, i servizi finanziari offerti da Poste e garantiti dallo Stato tornano a essere vissuti come un bene rifugio. Come un salvagente da utilizzare in caso di necessità.

Il prodotto preferito

Oggi il risparmio postale vale oltre 330 miliardi di euro: 93 miliardi sono in libretti, 237 miliardi in buoni fruttiferi. I primi sono oltre 30 milioni, i secondi quasi 47 milioni. Entrambi sono esenti da costi, salvo gli oneri fiscali. Per i buoni c’è una tassazione agevolata del 12,50% sugli interessi. Il libretto postale è il prodotto di risparmio preferito dagli italiani ed è anche la più stabile fonte di finanziamento retail della spesa pubblica.

Lo spostamento verso il risparmio gestito

La rilevanza del risparmio postale in una logica di sistema si apprezza se si considerano le tendenze di fondo descritte nei più recenti dossier della Banca d’Italia. Tra le famiglie è in corso da tempo un processo di spostamento verso forme di risparmio gestito: a dicembre 2021 le risorse affidate ai gestori professionali sotto forma di fondi comuni, polizze assicurative e fondi pensione, rappresentavano circa il 34 per cento della ricchezza finanziaria, un valore superiore di ben 12 punti percentuali rispetto a quello di dieci anni fa e sempre più vicino a quello della media dell’area dell’euro. Nell’ultimo decennio gli italiani hanno sottoscritto in misura crescente quote di fondi comuni e polizze assicurative, che alla fine del 2021 rappresentano, rispettivamente, il 15 e il 17 per cento delle attività finanziarie delle famiglie. Le quota della ricchezza finanziaria delle famiglie detenute in depositi (conti correnti e a risparmio) così come quella investita direttamente in azioni e partecipazioni continua a rappresentare una percentuale elevata del totale (pari rispettivamente al 27 e al 24 per cento).

Le origini

C’è insomma una vasta gamma di opportunità e di possibili opzioni, con BancoPosta e gli altri servizi di Poste Italiane presenti nei diversi segmenti. È una storia, quella del risparmio postale come bene pubblico, cominciata nei primi anni dell’Italia unita, quando con legge del 27 Maggio 1875 n° 2779 furono istituiti i cosiddetti “servizi a denaro” delle Regie Poste, collocati “sotto la guarentigia dello Stato”. Non fu una passeggiata, perché il sistema bancario era ferocemente contrario alla nascita di quel nuovo e agguerrito concorrente. Quintino Sella riuscì a convincere i politici dell’utilità sociale del nuovo servizio e delle potenzialità di sviluppo del risparmio nazionale che le Regie Poste potevano favorire con la loro presenza capillare sul territorio. Secondo Sella, a lungo ministro delle Finanze, con le risorse della raccolta postale sarebbe stato più semplice mantenere in equilibrio i conti dello Stato. Ci volle del tempo per mettere a punto il regolamento. Alla fine, si stabilì che gli uffici postali designati dalla Direzione Generale delle Poste erano autorizzati a funzionare come succursali della Cassa di Risparmio Centrale, e che il servizio iniziasse a partire dal 1° Gennaio 1876. I libretti diventarono così il primo strumento di raccolta di risparmio pubblico proposto da un organismo del nuovo stato italiano, un servizio pensato principalmente per la previdenza famigliare. Il denaro accumulato era convogliato nella “Cassa Depositi e Prestiti” che a sua volta lo distribuiva (contro interessi) per realizzare opere di pubblica utilità.

Prodotti per tutti

Lo schema ha attraversato indenne quasi un secolo e mezzo di storia, arricchendosi via via di nuovi strumenti e ovviamente adeguandosi ai cambiamenti della società. I controlli sono ora esercitati, per i diversi aspetti di competenza, dalla Banca d’Italia e dalla Consob. E i prodotti sono sempre più orientati a soddisfare una domanda nuova: al tradizionale formato cartaceo di libretti e buoni si è affiancata la versione digitale e dunque immateriale denominata Smart, che può essere attivata online tramite il sito Poste.it o la App BancoPosta. Ai risparmiatori in erba, fino ai 18 anni di età, Poste ha riservato alcune versioni speciali del libretto. Anche in questo caso sono ovviamente previste funzionalità dispositive e di controllo online (attivate automaticamente anche per i genitori).