Filatelia e libertà di stampa: la mostra a Trieste fino al 1° luglio

Dall’invenzione della stampa a caratteri mobili all’Intelligenza Artificiale, da Giordano Bruno ai giornalisti uccisi o minacciati per aver raccontato la mafia, la guerra e l’emergenza Covid. Si tiene nel Salone del Palazzo delle Poste di Trieste la mostra “Da Gutenberg all’Intelligenza Artificiale, la Libertà di Stampa raccontata dai francobolli”: un percorso che attraversa cinque secoli di storia e che vuole raccontare con le immagini tratte dai francobolli donne e uomini protagonisti di informazione, innovazioni tecnologiche, testate giornalistiche, ma anche filosofi, scienziati, vittime della repressione e della secolare ricerca di un equilibrio tra libertà e responsabilità. L’esposizione sarà visitabile fino a sabato 1° luglio, durante l’orario di apertura delle Poste centrali di Trieste: dal lunedì al venerdì, dalle 8.20 alle 19.05, e il sabato dalle 8.20 fino alle 12.35.

La conferenza stampa all’inaugurazione

L’inizio dell’evento è stato anticipato da una conferenza sul tema, nella Sala del Consiglio (al secondo piano del Palazzo), dove sono intervenuti i giornalisti Paola Dalle Molle (Vicepresidente dell’OdG FVG) su temi deontologici e sulla parità di genere nel giornalismo del Friuli Venezia Giulia; Fabiana Martini (Articolo 21 e Assostampa) sui rischi che corrono i giornalisti in situazioni critiche; Letterio Scopelliti (giornalista-scrittore-formatore), sul tema delle ‘fake news’ in un’epoca condizionata dai “social”. Perché il francobollo? Il francobollo non è solo il costo della spedizione di una lettera è anche un messaggio che gli Stati lanciano al loro interno o all’esterno: “mezzo figurativo concentrato di propaganda”, come scriveva il critico d’arte Federico Zeri. Il francobollo, dunque, come messaggio e non solo strumento per spedire lettere e messaggi.

Il percorso espositivo nei dettagli

Il percorso espositivo illustra il tormentato percorso della libertà di manifestare il pensiero da quando, a metà ‘400, Gutenberg stampò la prima Bibbia con un torchio a caratteri mobili e, poco dopo a Venezia, Aldo Manunzio perfezionò lo strumento che avrebbe permesso una sempre più rapida trasmissione delle idee. La lotta tra protestanti e cattolici e le grandi scoperte scientifiche alimentarono la tensione tra la ricerca della libertà e repressione del libero pensiero, culminata con il rogo di Giordano Bruno nell’anno 1600.  Tra i primi a manifestare l’esigenza della libertà di stampa il poeta e filosofo inglese John Milton, mentre in Europa prendevano forma le moderne testate giornalistiche ed il pensiero scientifico avanzava ostacolato dai dogmi religiosi. Negli stati di tutta Europa prende corpo il giornale: avviso compilato a mano, foglio stampato, gazzetta (parola veneziana esportata in tutto il mondo), per evolversi nelle tante forme di giornalismo che conosciamo oggi.

La trasformazione dei quotidiani

Ancora una volta è il progresso tecnologico ad accelerare lo sviluppo dell’informazione: il vapore, l’elettricità, il telegrafo. Assieme al lavoro spesso oscuro di uomini e donne che negli uffici postali rendevano possibile la diffusione di notizie. L’unificazione nazionale ed il telegrafo accelerano la trasformazione dei quotidiani italiani da organi politici o governativi in organi informativi, come dimostra la storia di giornali come il Secolo o il Corriere nella seconda metà dell’800. Esemplare la vicenda della giornalista e scrittrice Matilde Serao: appena diplomata inizierà a lavorare come telegrafista a Napoli per poi fondare il Mattino e il Giorno. Il duro lavoro delle telegrafiste, narrato in Telegrafi dello Stato (1895) testimonia anche i primi passi dell’emancipazione femminile.

Diritto costituzionale

Alla fine del ’700 arrivano le enunciazioni giuridiche del principio libertario, con la rivoluzione francese e americana. Principi che, oggi, attraverso l’articolo 21 della nostra Costituzione sanciscono il diritto di tutti a manifestare liberamente il pensiero, a informare e a essere informati. Un risultato pagato a caro prezzo dall’Italia che, durante il Ventennio fascista aveva subito la più violenta repressione della libertà di stampa. Solo 60 anni fa, nel 1963, il giornalismo italiano diventa un ordine professionale, strumento di autogoverno e di disciplina professionale, di autonomia dal potere politico ed economico avendo come solo dovere quello della “verità”, come ricorda il francobollo italiano emesso quest’anno per il 60mo anniversario dell’Ordine.

Il futuro dell’informazione: social e IA

Ci sono infine le nuove sfide dell’informazione, ancora una volta conseguenza dello sviluppo tecnologico: internet, i social network e, ultimissima, l’intelligenza artificiale. Sono tanti i pericoli per l’informazione nel XXI secolo ma tante anche le opportunità: migliaia di posti di lavoro sono scomparsi, altri potrebbero crearsi e non è detto che nel grande mare del web non si trovino nuove opportunità di ricerca, nuove frontiere per il giornalismo d’inchiesta.

La mappa della libertà di stampa

Ai francobolli si affianca, al termine del percorso, la grande mappa della libertà di stampa presentata ogni anno da Reporters Sans Frontières. Nella graduatoria del 2023 l’Italia si trova solo al 41° posto, dopo Germania (21° posto) Francia (24° posto) e dopo paesi come Macedonia, Montenegro e Seychelles. Una graduatoria che ci racconta le difficoltà dei giornalisti italiani minacciati da mafia e criminalità organizzata e l’implicito rischio del conformismo come autodifesa. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato che “la libertà di stampa, insieme alla libertà di essere informati, è il termometro della salute democratica di un Paese”. Un monito estremamente attuale destinato ad accompagnarci nel prossimo futuro.