Roma, 5 mar – Sono 396 milioni, le tonnellate di plastica vergine che vengono prodotte su scala globale ogni anno, circa 100 milioni di tonnellate (pari a un terzo dei rifiuti plastici prodotti, che ammontano a 310 milioni di tonnellate) sono quelle che vengono disperse in natura al mondo per colpa della scorretta gestione della filiera della plastica (dalla produzione, al consumo, al riciclaggio, allo smaltimento). A lanciare l’allarme è il WWF che pubblica un report sull’inquinamento da plastica.

Se il contesto, rimarrà immutato entro il 2030 l’inquinamento da plastica raddoppierà rispetto all’attuale e gli oceani saranno gli habitat più colpiti poiché oggi è più economico scaricare la plastica in natura piuttosto che gestirla efficacemente fino a fine vita.

“La cattiva gestione dei rifiuti – spiega il WWF nel report – è la conseguenza diretta di infrastrutture inadeguate. L’efficacia della gestione dei rifiuti plastici è strettamente correlata al reddito di ogni nazione. Nei Paesi a basso e medio reddito, i tassi di raccolta sono ridotti mentre sono elevati quelli di dispersione in natura e nelle discariche abusive, il che fa comprendere l’entità della sfida che si deve affrontare. I tassi di raccolta della plastica sono, invece, generalmente più elevati nei Paesi ad alto reddito, sebbene non ancora esenti da problemi quali il basso indice di riciclaggio, il ricorso preferenziale alla discarica e all’incenerimento. I limiti nella gestione dei rifiuti creano sfide per utilizzatori finali: errori nella classificazione o smaltimento della plastica comportano il conferimento dei rifiuti direttamente in discarica o la loro dispersione in natura. L’incapacità globale di gestire i rifiuti plastici si traduce quindi in un terzo della plastica totale, pari a 100 milioni di tonnellate, che si trasforma in inquinamento terrestre o marino”.

Per il WWF “è necessaria un’azione urgente e coordinata per contrastare l’aumento incontrollato dell’inquinamento da plastica e perché l’assunzione di responsabilità riguardi ciascun soggetto interessato. Se lo scenario rimarrà quello attuale, continuerà a non sussistere questo obbligo per le parti interessate e non verrà quindi garantita la sostenibilità della catena del valore della plastica. Gli sforzi che ad oggi sono stati attuati per migliorare la capacità di gestione dei rifiuti nel mondo non riusciranno però ad evitare che 104 milioni di tonnellate di plastica vengano disperse in natura entro il 2030”.

“Tutti i soggetti coinvolti nell’economia della plastica – conclude il WWF – devono essere allineati all’obiettivo comune di porre fine alla dispersione in natura e risanare la catena del valore della plastica. Questo approccio sistemico può consentire di raggiungere l’obiettivo, ma per attuare interventi strategici e tattici è necessaria un’azione innovativa ed efficace da parte di tutti attori coinvolti. Al di là delle iniziative attuali, il percorso comune richiede un’azione prioritaria da parte di tutti”.