Roma, 14 mar – Soltanto il 9% dei 92,8 miliardi di tonnellate di materie prime immesse annualmente nell’economia mondiale viene riutilizzato in modo efficiente attraverso forme di recupero e di riciclo. Il restante 91% delle risorse non trova invece una seconda vita, venendo così destinato allo smaltimento. Esiste pertanto un profondo divario tra il modello basato sull’economia circolare (quindi sul recupero delle risorse utilizzate) e quello fondato sull’economia lineare (cioè sulla catena estrazione-produzione-scarto delle risorse). Secondo l’Osservatorio sulla Mobilità sostenibile di Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici), è questo il principale risultato che emerge dall’edizione 2019 del Circularity Gap Report, stilato da Circle Economy e presentato in occasione del recente World Economic Forum 2019.
Con la stragrande maggioranza delle materie prime non riciclate, il pianeta è sottoposto ad un massiccio sfruttamento delle sue risorse naturali. Ciò comporta un notevole impatto, oltre che in termini di approvvigionamento delle risorse, anche sul clima. Dal Circularity Gap Report emerge infatti che il 67% delle emissioni di gas ad effetto serra è dovuto all’estrazione, alla lavorazione e alla produzione di materie prime per soddisfare le esigenze della società (edilizia e infrastrutture, alimentazione, mobilità, assistenza sanitaria, beni di consumo ed altri servizi).
Inoltre, l’utilizzo delle risorse estratte è in forte accelerazione per effetto dello sviluppo economico. È aumentato di 12 volte dal 1900 al 2015 e si prevede che raddoppierà ulteriormente nei prossimi 35 anni. Gli autori del report chiedono pertanto ai governi di agire per velocizzare il passaggio da un’economia lineare a un’economia circolare che massimizzi l’utilizzo delle risorse esistenti, con l’obiettivo di limitare la dipendenza dalle materie prime vergini, di ridurre al minimo gli sprechi e di svolgere un’azione di mitigazione dei cambiamenti climatici.
Le strategie circolari, sottolinea Airp, sono particolarmente importanti nel mondo dei trasporti, che è responsabile per circa un quarto delle emissioni globali di CO2. Uno tra i settori che meglio e da più tempo si presta alla logica di produzione circolare è sicuramente il pneumatico. L’industria del pneumatico, grazie all’attività di ricostruzione, svolge infatti già da tempo un ruolo pionieristico nell’aprire la strada a un modello di economia circolare virtuoso e sostenibile. Questo perché il pneumatico di qualità nasce per essere ricostruito e quindi per essere utilizzato più volte, al termine delle quali può essere avviato al riciclo tramite il recupero dei suoi componenti in qualità di materie prime seconde, oppure al recupero energetico, chiudendo così un ciclo di vita da pneumatico e iniziando un secondo ciclo con numerose e importanti possibilità di utilizzo. Un modello quindi altamente strategico nel quadro dei sistemi produttivi odierni e soprattutto del futuro.