Roma, 11 apr – Complessivamente, nel 2018, la tassazione immobiliare si può stimare in 40 miliardi di euro. Le imposte di natura reddituale (Irpef e Ires) pesano per il 21%, quelle di natura patrimoniale (Imu e Tasi) per il 49% e quelle sui trasferimenti e sulle locazioni (Iva, imposte di registro, ipotecaria, catastale, successioni e donazioni) per il restante 30%. Lo ha reso noto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Antonino Maggiore, in audizione dalla Commissione di vigilanza sull’Anagrafe tributaria nell’ambito dell’indagine conoscitiva “Per una riforma della fiscalità immobiliare: equità, semplificazione e rilancio del settore”.

Al centro della relazione, lo stato dell’arte sulle attività e i servizi dell’Agenzia relativi al patrimonio informativo sugli immobili in Italia. Il direttore ha, innanzitutto, sottolineato la centralità che queste tematiche rivestono non solo dal punto di vista fiscale, ma anche sul versante della gestione del territorio e dell’offerta di servizi innovativi ai cittadini e ai professionisti.

Il direttore ha posto l’accento sulla riforma delle attuali modalità di determinazione delle rendite catastali, riforma che comporterebbe notevoli vantaggi, in termini di efficienza ed equità, per il sistema della tassazione immobiliare. A tal proposito, Maggiore ha ricordato che la legge delega 23/2014 (articolo 2) ha previsto la revisione del catasto dei fabbricati. La delega, però, non è stata attuata.

Il direttore, peraltro, è tornato sul progetto di riforma all’epoca delineato dall’Agenzia delle entrate, descrivendone i tratti essenziali: passaggio da un catasto di redditi a un catasto di valori e redditi; determinazione dei valori imponibili di natura patrimoniale; superamento dell’attuale obsolescenza delle rendite catastali, mediante la loro rideterminazione (insieme ai relativi valori) per l’intero patrimonio immobiliare nazionale (circa 64 milioni di unità immobiliari urbane); predisposizione di un nuovo sistema informativo catastale per aggiornare i valori e le rendite catastali ogni cinque anni, dal solo punto di vista monetario, mediante l’Osservatorio del mercato immobiliare, e ogni decennio, dal punto di vista più strutturale, mediante la revisione delle funzioni statistiche, per tener conto dei mutamenti economici e urbanistici del tessuto urbano riordino della tassazione immobiliare.

Un progetto di riforma da attuare in sinergia con Comuni, Sogei, categorie professionali e proprietari.