Roma, 7 giu  – Secondo lo studio di Deloitte e Luiss Business School, nella realizzazione di opere pubbliche, la strutturazione del Partenariato Pubblico Privato (PPP) con adeguata remunerazione del soggetto privato è una prassi sempre molto diffusa a livello europeo. In occasione dell’evento “Sistema Italia – Gli investimenti infrastrutturali”, Deloitte e Luiss Business School presentano i risultati dello studio “La remunerazione delle opere infrastrutturali a partenariato pubblico privato”. L’indagine, riporta un comunicato, condotta da Marco Vulpiani, leader del team Infrastructure & Capital Project di Deloitte, con la “peer” review di Raffaele Oriani, Associate Dean Luiss Business School, approfondisce il tema della remunerazione economica del capitale investito in opere infrastrutturali a partenariato pubblico-privato e/o società infrastrutturali partecipate dal soggetto pubblico.

Attraverso una review della letteratura e un’indagine empirica di benchmark, lo studio fornisce una panoramica delle diverse forme di remunerazione adottate a livello italiano ed europeo in diversi ambiti geografici e settoriali (ferroviario, trasmissione elettrica, trasporto gas, autostradale e stradale). Sia la letteratura presa in esame che i risultati dell’analisi di benchmark mostrano come, a livello europeo, il capitale investito in opere infrastrutturali a partenariato pubblico-privato venga generalmente remunerato in tutti i settori considerati, seppur con meccanismi diversi.

Il 90% dei paper europei esaminati conferma sostanzialmente la previsione di una remunerazione del capitale investito in opere infrastrutturali a partenariato pubblico-privato. Il 65% dei paper definisce tale remunerazione una diretta conseguenza del rischio e della responsabilità assunta dagli investitori, a riprova dei principi di una logica di mercato anche in presenza dell’operatore pubblico. I risultati dell’indagine empirica hanno evidenziato, a livello europeo, che il capitale investito in opere infrastrutturali a partenariato pubblico-privato viene generalmente remunerato in tutti i settori considerati: nel 100% dei casi, si legge, nei settori Trasmissione Elettrica e Trasporto Gas, nel 63% all’interno del Settore Autostradale/Stradale e nel 79% nel Settore Ferroviario.

In Europa, per i settori energia, gas e autostrade si utilizzano principalmente sistemi incentive-based, mentre per il settore ferroviario si usano principalmente sistemi cost-based. Nei diversi settori esaminati, per i Paesi assimilabili in termini di dimensione economica (Italia, Francia, Spagna, Germania, e UK), l’analisi ha evidenziato un sostanziale allineamento in termini di sistema di remunerazione adottato.  A livello di tassi di sconto applicati, ai fini della quantificazione della remunerazione del capitale investito, dallo studio emergono alcune differenze sia a livello di Paese che di settore considerato, ascrivibili al contesto macroeconomico di riferimento che influisce sulla scelta delle variabili per la determinazione della remunerazione del capitale.

“Gli investimenti di lungo termine in infrastrutture costituiscono un driver di crescita fondamentale per l’economia di un Paese – ha commentato Vulpiani – I risultati del nostro studio dimostrano come sia necessario porre più attenzione ai meccanismi di incentivazione e di adeguata remunerazione del capitale per la riduzione del gap infrastrutturale tra l’Italia ed altri Paesi europei. Per ridare slancio alla competitività del nostro Paese, è importante superare la dicotomia tra opere infrastrutturali incentrate su logica sociale e di mercato”. “L’Italia deve colmare un importante gap infrastrutturale con l’Europa in numerosi settori, dalle telecomunicazioni ai trasporti: il partenariato pubblico privato può essere una eccellente modalità per accelerare e stimolare gli investimenti necessari all’ulteriore sviluppo infrastrutturale, nell’ambito di un contesto normativo e regolatorio ben definito e condiviso anche e soprattutto a livello locale”, ha commentato Paolo Boccardelli, Direttore della Luiss Business School. “Gli investimenti in infrastrutture presentano infatti benefici sia di breve termine, come aumento della domanda aggregata e crescita economica, sia di lungo periodo, come l’incremento della produttività, della competitività e dell’attrattività del Paese, senza dimenticare i vantaggi sociali legati al miglioramento della qualità della vita e al benessere”.