Roma, 16 lug – Un attacco del tipo “man in the middle”, ovvero uno di quelli in cui un hacker altera segretamente la comunicazione tra due parti che credono di comunicare direttamente tra di loro, è stato sventato dal servizio per la cooperazione internazionale di polizia (S.C.I.P.) a Pechino. Vittima, questa volta, una importante azienda italiana che aveva in corso un ordinativo con un fornitore cinese con il quale intratteneva rapporti commerciali da oltre dieci anni.

Alcuni giorni prima della conclusione dell’affare, l’azienda aveva ricevuto una email dall’usuale indirizzo del fornitore in cui veniva comunicato che il versamento del saldo doveva avvenire su un conto corrente (allocato a Pechino) diverso da quello utilizzato fino a quel momento; non considerando anomala la richiesta, la transazione veniva portata a termine. Le indagini hanno consentito di accertare la truffa e di giungere al recupero di 609.348,00 RMB (renminbi) pari a circa 79.000 euro. Già in passato l’attenta attività di polizia dello S.C.I.P., in collaborazione con le autorità locali, aveva portato alla soluzione di casi analoghi.

Nel novembre dello scorso anno, il tempestivo intervento dell’Interpol consentiva il recupero di quasi 8 milioni di euro distratti verso conti correnti allocati ad Hong Kong e nel Fujian (Cina continentale).

Nel gennaio scorso, anche la “Marcegaglia Uk” era stata vittima di una truffa conosciuta come CEO Fraud, che viene posta in essere  attraverso finte email in cui il CEO dell’azienda richiede il trasferimento di grandi somme di danaro.

In questo caso il falso CEO, con richieste opportunamente confezionate, induceva un funzionario al trasferimento di circa un milione e mezzo fra euro e sterline verso un conto ad Hong Kong.