Roma, 13 ago – Il conto del riscaldamento globale potrebbe oscillare tra i 54 mila e i 69 mila miliardi di dollari entro il 2100 a seconda che la temperatura globale aumenti di un grado e mezzo o di due. È la stima allarmante di un report di Moody’s Analytics che ha analizzato i costi per un eventuale innalzamento della temperatura in uno studio dal titolo “The Economic Implications of Climate Change”.

Lo studio tra l’altro non considera una serie di fattori collaterali tra cui, si legge, “il principale è la frequenza e la gravità dei disastri naturali. Si pensi ad esempio che il 2017 negli Usa è stato l’anno più costoso per i disastri naturali con 300 miliardi di dollari di danni economici che hanno riguardato abitazioni, imprese, infrastrutture e merci”.

Moody’s Analytics è partita dalle previsioni che l’IPCC, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, ha realizzato e pubblicato nell’autunno del 2018. Lo studio inoltre evidenzia come per fortuna “negli ultimi decenni, la consapevolezza pubblica della scienza dietro l’effetto serra e i potenziali effetti del cambiamento climatico è cresciuta”.

Si sono formate istituzioni globali per affrontare la sfida, e molti dei governi del mondo hanno preso provvedimenti per mitigare i risultati potenzialmente avversi derivanti dai cambiamenti climatici. Questi sforzi hanno portato all’accordo di Parigi nel 2015, che ha fissato un obiettivo per limitare l’aumento della temperatura a due gradi centigradi.

“Il cambiamento climatico – evidenzia lo studio – ha gli effetti più disparati sulle economie del mondo. Crea vincitori e perdenti e vari incentivi per agire. Le economie emergenti, i produttori di petrolio e coloro i quali vivono nei climi più caldi sono i più vulnerabili. I suoi effetti più draconiani si verificheranno nella seconda metà del secolo. I costi primari per le economie sviluppate nell’emisfero Nord del Pianeta saranno generati dalla frequenza e severità delle catastrofi naturali. Per queste economie il declino della produttività sarà più contenuto e sarà compensato da un aumento dei flussi turistici e da un calo del prezzo del petrolio”.